Igea, rilancio o fallimento: solo 6 mesi per decidere il destino della Spa

Aprile 2015 o, al più tardi, giugno 2015. Entro quella data si saprà se l’Igea verrà salvata o sarà dichiarato il fallimento. Road map depositata in tribunale.

Aprile 2015 o, al più tardi, giugno 2015. Entro quella data si saprà se l’Igea verrà salvata o sarà dichiarato il fallimento. C’è una road map sul destino della società in house della Regione, nata nel 1986 per mettere in sicurezza e bonificare le aree minerarie dismesse. Il piano Igea lo ha depositato la giunta di Francesco Pigliaru il 6 novembre scorso, al tribunale di Cagliari, presentando domanda di concordato con riserva. Detto anche in bianco. Ovvero, il riconoscimento di 120 giorni di tempo, ed eventualmente altri 60 aggiuntivi, per provare a invertire la rotta. L’alternativa, appunto, sarà arrendersi davanti a quei 22 milioni che sono i debiti della società, in negativo da anni sulla chiusura dei bilanci di esercizio.

La road map Igea è scritta nella delibera che la Giunta, attraverso l’assessore regionale all’Industria, Maria Grazia Piras, ha approvato il 25 novembre scorso dopo aver concordato col tribunale tutta una serie di misure, economiche e gestionali, per tentare di evitare il fallimento. E nel caso in cui gli obiettivi saranno centrati, il concordato con riserva virerà verso la cosiddetta procedura di continuità, cioè il salvataggio attraverso un piano nuovo piano industriale che deve scrivere entro aprile il nuovo commissario liquidatore.

Da oggi, infatti, alla guida dell’Igea c’è Raimondo Salvatore Caria, sassarese, nominato il 25 novembre dopo le dimissioni di Antioco Gregu. Suo il compito di riorganizzare intanto “la pianta organica prevedendo il ricorso a interventi di esodo incentivato e di mobilità temporanea“, si legge nella delibera. Attualmente in Igea le buste paga sono 240. Ma i dipendenti non prendono lo stipendio da mesi e per questo, venerdì mattina, 37 lavoratrici hanno occupato a Iglesias la galleria di Monteponi, come sette minatori avevano fatto il mese scorso nel pozzo di Sos Enattos a Lula. La società ha pure una terza sede, a Furtei, nel Medio Campidano.

Caria, però, non lavorerà da solo. Nella stessa delibera di novembre è stato dato l’ok alla creazione di una task force per l’Igea. La formeranno cinque persone, a cominciare da tre espertiin gestione d’impresa, business planning, valutazione del patrimonio e disciplina nazionale ed europea sulla concorrenza e in materia di aiuti di Stato”. Perché la legge italiana e quella comunitaria vietano “il soccorso finanziario”, ha stabilito di recente una sentenza della Corte dei Conti. E a Bruxelles, ugualmente, è considerato illegittimo lo stanziamento di risorse pubbliche a fondo perduto. Di qui ecco l’obbligatorietà del piano industriale, per dimostrare che l’azionista unico, cioè la Regione, avrà un ritorno economico nel caso in cui investa nuove risorse.

Della task force faranno parte “due esperti in bilancio e controllo di gestione“, da reclutare tra “il personale della Regione”, compresi Enti e Agenzie. Per gli altri 3 tecnici sono stati stanziati invece 200mila euro come tetto massimo per i compensi.

Insomma, è davvero l’ultima chiamata per l”Igea che domani sarà al centro di un nuovo confronto tra l’assessore Piras e i sindacati. In ballo c’è il pagamento degli stipendi, soldi che la Giunta sta provando a recuperare dopo la gestione di Battista Zurru, amministratore unico per cinque anni, in quota Udc, nominato nel 2009 e poi scelto, sempre dal centrodestra, come commissario liquidatore a febbraio 2014, appena prima delle elezioni regionali. E fu lui a erodere anche il patrimonio netto, mandato sotto zero, a meno un milione e 100mila euro, massimo allarme rosso per la società, fino all’apertura del fascicolo al tribunale fallimentare col concordato in riserva.

Ci sono i numeri delle gestioni targate centrodestra, cifre che nella delibera di novembre la giunta Pigliaru ha bollato come “pesante eredità”. Nel 2012, l’Igea ha chiuso a meno 2.641.369 euro. L’anno successo a meno 11.780.903 euro. Lo scorso giugno il conto è risalito, ma sempre col segno meno, a 6.803.875 euro.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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