I bilanci ‘pazzi’ di Igea: tra i “crediti” anche i soldi erogati agli esodati

Quasi otto milioni di debiti (al 31 agosto 2013) e il patrimonio netto mandato sotto zero, a meno un milione e 100mila euro. Cosa si nasconda dietro il tracollo Igea, lo racconta Roberto Frongia (nella foto), sulcitano di Iglesias, ex assessore regionale al Turismo, ma soprattutto l’avvocato che, insieme alla collega Anna Maria Busia, sulla spa ha presentato una diffida contro l’allora premier Mario Monti. Battaglia legale di un anno fa. “Perché in sedici anni di vita – spiega – l’Igea non concluso la bonifica di un solo sito minerario dismesso, malgrado questa sia la sua mission aziendale. A Monti avevamo chiesto di fare il punto sulle attività della spa”.

Frongia, quota Riformatori, parla di “conti economici alla rovina”. L’avvocato ha spulciato i bilanci, compreso quello del 2012. E “alla voce ‘Crediti verso altri‘ – sottolinea – sono stati inseriti quei 205.785 euro pagati ai lavoratori per l’esodo agevolato”. Frongia la dice diretta: “L’Igea dovrebbe spiegare ai sardi in base a quale testo di legge si possono riavere i soldi dati ai dipendenti per incentivarli a lasciare l’azienda”.

Non è tutto. “Sempre alla voce ‘Crediti verso altri’ – continua il legale – risultano 22.632,80 euro utilizzati dall’Igea per i buoni pasto dei lavoratori, relativamente all’ultimo trimestre del 2012. Siamo davanti a un’altra un’assurda rivendicazione, più formale che sostanziale”. Frongia ricorda anche i “15.553,60 euro di spese per rappresentanza, altra somma che non si potrà mai chiedere indietro e di cui è certamente responsabile la dirigenza”.

Un anno fa, quando l’avvocato presentò la diffida contro Monti, fece seguire un esposto in Procura per denunciare la presunta cattiva gestione della spa. Da allora è cambiato che la giunta di Ugo Cappellacci vuole trasformare l’Igea nell’Agenzia Arbam, per strapparla al fallimento. Frongia dice: “Salvare il posti di lavoro è un dovere, ma si tratta di capire quanto l’operazione garantisca una reale prospettiva occupazionale e il rispetto dei conti economici”.

E se il futuro resta un’incognita, l’avvocato ci va giù pensante sul quinquennio di Giovanni Battista Zurru, l’amministratore unico nominato dal centrodestra a inizio legislatura. A indicarlo era stato l’Udc di Giorgio Oppi cui spettava, nel manuale Cencelli delle poltrone da occupare, il controllo delle dismissioni minerarie nel Sulcis. Frongia osserva: “Ero a conoscenza del testo varato dall’Esecutivo, un testo che ha il solo obiettivo di mettere una pezza all’ennesimo esempio di mal governo regionale”.

Frongia non dimentica il ‘caso austrialiano’, visto che sulla società di Iglesias provò a mettere le mani la Kingsrose Mining, “società guidata da John Morris e Timothy Spencer, ovvero gli stessi imprenditori della Sardinia Gold Mining presieduta da Cappellacci e che a Furtei voleva estrarre oro ma ha lasciato un lago di veleni”.

Il passaggio finale di Frongia è un affondo con speranza: “L’insostenibile leggerezza con cui la Regione trascura la vicenda Igea, e non solo, sta portando la società al tracollo, lentamente ma inesorabilmente. Non è accettabile che un patrimonio della Sardegna, con professionalità di altissimo valore, venga convertito in una macchina mangia-soldi, incapace non solo di raggiungere gli obiettivi per i quali è nata, ma di mettere a rischio gli stessi posti di lavoro”.

Alessandra Carta

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