Un salvagente per l’Igea, affossata dai debiti

È il disegno di legge salva-Igea: diciotto articoli votati a fine anno dalla giunta di Ugo Cappellacci per trasformare la spa di Iglesias da società pubblica in Agenzia regionale, e strapparla così a una chiusura quasi certa per via dei debiti accumulati. Tanto che venerdì 3 gennaio è scattato il pressing dei lavoratori: blitz sotto il Consiglio regionale, cui spetta convertire in legge il testo normativo varato dall’Esecutivo. Il voto non c’è stato, ma nemmeno mancano le sfumature tra i sindacati, sebbene per tutti la priorità sia salvare le 271 buste paga. La Filctem Cgil chiede al governatore uscente “più garanzie sull’occupazione, per oggi e per domani”, mentre la Uiltec vuole che “il provvedimento venga approvato quanto prima”.

L’Igea è una spa nata nel 1986 per bonificare le aree minerarie dismesse. Ma la società si è rivelata negli anni una macchina mangia-soldi. Al 31 agosto 2013, il buco Igea era di 7.935.843,70 euro. Non solo: la trasformazione della spa in Agenzia regionale si sta rendendo necessaria perché l’Igea, guidata dall’amministratore unico Giovanni Battista Zurru, ha “mangiato” pure il capitale sociale. Ovvero, il patrimonio netto, andato sotto la soglia minima consentita dalla legge.

Poggia qui l’operazione salva-Igea. Infatti: l’articolo 2327 del Codice civile stabilisce che il capitale sociale di una spa pubblica non possa essere inferiore inferiore a 120mila euro: nel caso di Igea è a meno 1.100.919,68 euro. Cioè, un quadro finanziario devastante che rischia di travolgere i lavoratori. Francesco Garau, segretario territoriale della Filctem Cgil, ci va comunque con i piedi di piombo. “Non basta che l’Aula approvi un disegno di legge qualsiasi. La trasformazione di Igea in Agenzia deve garantire innanzitutto il mantenimento dei livelli occupativi e per questo attendiamo che la Regione ci convochi. Non si può ragionare solo in termini di breve periodo, intorno alla società va costruita una reale prospettiva, diversamente si ripeteranno i troppi errori del passato e del presente”.

Al netto della situazione patrimoniale, a complicare il caso Igea è la normativa vigente: “In base al decreto sulla spending review – spiega ancora il sindacalista della Cgil – le società in house come l’Igea (ricevono gli appalti in un affidamento diretto) stanno subendo pesanti ritardi nel saldo delle fatture. E ciò fa slittare il pagamento degli stipendi”. Garau sottolinea: “La costituzione di un’Agenzia, al contrario, dovrebbe garantire la continuità salariale, ma non è accettabile, come prevede il disegno di legge, che l’assorbimento degli occupati avvenga tramite concorso”.

Dal fronte Uiltec parla Mario Cro che alla Regione reclama solo “velocità”. Il segretario territoriale sottolinea: “La legislatura è alle battute finali, il Consiglio ha il dovere approvare subito il provvedimento, diversamente la risoluzione del caso Igea slitta almeno di altri due mesi. Il che non è pensabile”. Nel disegno di legge votato a fine anno dalla Giunta, il nome della società di Iglesias è stato cambiato in Arbam che è l’acronimo di “Agenzia regionale per la bonifica e l’esercizio delle attività residuali nelle aree minerarie dismesse o in via di dismissione”.

Alessandra Carta

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