‘Fiore gemello”, favola nera di migranti: in un film la solitudine dopo lo sbarco

Dopo un felice percorso nei festival nazionali ed esteri, dove ha ottenuto consensi e riconoscimenti, ‘Fiore gemello’ di Laura Luchetti, interamente girato in Sardegna, arriverà nelle sale il prossimo 6 giugno. Intanto, ha avuto una anteprima romana per la stampa, a cui hanno partecipato la regista e i giovani protagonisti, Anastasyia Bogach e Kallil Kone. Il film ha la sua forza proprio in questa coppia di attori esordienti a cui la sceneggiatura, scritta dalla regista, si è sicuramente adeguata perché chiede loro, in qualche modo, di specchiarsi dentro.

D’altronde, questa “favola nera di due adolescenti”, come la definisce l’autrice, questa avventura di due solitudini che si danno supporto, non è lontana dalle esperienze di vita degli interpreti. Infatti, Kallil Kone è arrivato in Sardegna ancora minorenne, su un barcone dalla Libia, dopo un lungo e duro viaggio, accolto da una comunità isolana e, seguendo il suo desiderio infantile di esibirsi come attore, ha partecipato al casting di ‘Fiore gemello’. Per la regista, possiede uno sguardo “che si porta dietro orrori inimagginabili”.

Altrettanto complicato l’arrivo in Sardegna di Anastasyia, di origine ucraina, per quanto risalente ai suoi primi anni di vita. La Luchetti la definisce “un animale di istinti, indifesa ma forte”. Anche per queste caratteristiche sono così credibili, nel loro breve on the road in una Sardegna dalla natura mozzafiato (le riprese si sono alternate tra il Sulcis e il Campidano: boschi, saline, tanta archeologia industriale), splendidamente fotografata da Ferran Paredes Rubio.

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Nel film, Kone è Basim, un migrante senza documenti che vuole fuggire alla ricerca di un futuro migliore, la cui vitalità non è inficiata dalle brutture incontrate nel suo viaggio. Bogach, invece, è Anna: anche lei scappa, ma da un’esperienza traumatica che le ha paralizzato la voce. Sono, nello stesso tempo, vicini e distanti; come afferma la regista, si allontanano “da un passato che vogliono dimenticare. La loro è un’amicizia disperata che diventa amore”. Li aiuta, sempre citando la Luchetti, “a riconquistare l’innocenza”, l’energia della giovinezza, la capacità di adattarsi e di reagire. Certo, la struttura narrativa non ricerca l’assoluto realismo, ma le riflessioni che si possono fare riguardano la nostra complessa e contraddittoria quotidianità.

La regista sottolinea l’importanza di aver girato la vicenda in Sardegna, in paesaggi che hanno influenzato il film, in cui i protagonisti, “sono diventati natura essi stessi, fra il rumore assordante degli esseri più piccoli, più indifesi come libellule, ragni, formiche”. La Luchetti racconta poi come la prima scena girata dai due giovani, ovvero, la prima in assoluto davanti a una macchina da presa, sia stata quella in cui i ragazzi arrivano nella grande salina, una delle sequenze più intense del film. Un incipit di ripresa difficile, sia per l’esordio dei giovani attori sia per un vento che soffiava molto forte. Nonostante questo, Anastasyia a Kallil sono stati bravissimi, regalando totalmente la loro sensibilità ai propri personaggi.

Come in una fiaba, seppure come si è detto ben ancorata ai nostri giorni, gli adulti hanno una presenza inquietante. Oltre al padre di Anna, che si mantiene con un mestiere odioso (supporta gli scafisti-trafficanti di esseri umani), c’è il fioraio, temporaneo datore di lavoro della ragazza. Pure lui, grazie all’interpretazione sottile di Giorgio Colangeli, sembra nascondere un passato oscuro e una personalità ambigua. Ecco ancora Manfredi, ‘l’uomo nero’, il persecutore, il quale dimostra una violenza irrazionale, istintiva, egoistica. Non sono meglio i bulli che tormentano il trans Stella o quelli intenti a sfruttare le necessità e l’ingenuità di Basim. Questa impossibilità di incontro tra l’innocenza, la vitalità dei giovani e la negatività cupa degli adulti, conferma l’affermazione della regista: “Ho voluto raccontare due esseri minuscoli che si fanno grandi nell’immensità del mondo ruvido”.

Il film è prodotto da Giuseppe Gallo della ‘Picture show’ in associazione con Donkadillo. ‘Fiore gemello’ ha ottenuto il contributo di Regione Sardegna, Comune di Cagliari, Fondazione Sardegna Film Commission e Regione Lazio. Da segnalazione anche la collaborazione di Rai Cinema. Sarà Fandango a distribuire la pellicola nelle sale.

Elisabetta Randaccio

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