E-Migrare, la nostra storia di copertina: ecco il nuovo Sardinia Post magazine

Dalla valigia di cartone al digitale. E-Migrare. Prima operai e minatori; adesso chef, ricercatori e startupper. Questa la copertina del nuovo numero di Sardinia Post Magazine, il bimestrale che racconta l’Isola attraverso reportage, interviste, approfondimenti e rubriche. Diretto come sempre da Guido Paglia, il numero di marzo-aprile non cambia canali di distribuzione: si può acquistare nelle edicole di Cagliari oppure online sul nostro sito dedicato (www.sardiniapostmagazine.it).

La storia di copertina – con l’editoriale di Andrea Vallebona – è un focus sui nuovi sardi nel mondo. Gli ambasciatori di Sardegna. Dodici pagine in cui è spiegata la trasformazione dell’emigrazione che nel nuovo Millennio ha assunto altri significati. Compreso quello di pendolarismo a lungo raggio. Ecco numeri, storie e interviste firmati da Marzia Piga e accompagnati dall’infografica di Rinaldo Crespi.

Marcello Zasso ha curato La disciplina dell’acqua: il rigore e la forza dell’esperienza che nel Centro velico di Caprera sono rimasti intatti dal 1967. Una scuola dove si impara ad andare per mare e si vive in gruppi compatti, come in un vero equipaggio. E proprio col Centro Velico di Caprera le compagnie di navigazione Moby e Tirrenia hanno stretto una convenzione commerciale per arrivare sull’isola dai porti di Livorno, Piombino, Civitavecchia e Genova con scalo a Olbia e Porto Torres. Gli Onorato sono la famiglia di Mascalzone Latino: due Coppe America disputate e sette titoli mondiali vinti. Ma anche il sostegno a tutte le principali regate internazionali che si disputano nelle acque della Sardegna.

Dimonios è il titolo dello speciale dedicato alla Brigata Sassari: Manuel Scordo ha ripercorso i cento anni di storia dei ‘Diavoli rossi’. Quei ‘Die roten teufels’ che era l’appellativo riservato dalle truppe austro-ungariche ai soldati italiani durante la Grande Guerra. Soldati che si distinguevano per l’impeto e la forza con cui portavano a termine gli assalti.

Loro sono i Banditi ad Aggius, gli ‘abitanti’ del museo che racconta di faide, omicidi e furti. Con alcune figure leggendarie come quella del Muto di Gallura. Lì è andato Andrea Tramonte. Aggius è anche il paese del diavolo. La leggenda, una delle tante che lo riguardano, narra di una vita spesa sulla cima di una delle vette di granito.

Era invece la metà degli anni Settanta quando Fabrizio De André compra casa in Gallura. A L’Agnata. Il poeta della musica diventa anche allevatore e contadino. Un eremo immerso nella macchia mediterranea. La vita sarda di Faber è raccontata in L’alba dell’amore. La firma Giampiero Cocco che di De André era amico personale e di Dori Ghezzi continua a restare un prezioso confidente.

Finestra su Carloforte, di Susanna Lavazza. Il signor Kiyomura, lo scorso gennaio, ha comprato un tonno. Non un qualunque pinna gialla, come quelli che acquistiamo nelle scatolette. Ma il re dei tonni, con pinne blu e carne rossa. Un esemplare da 278 chilogrammi pagato 9.700 euro al chilo. Anche questa volta, il magnate della catena di sushi Zanmai ha fatto parlare di sé alla prima asta dell’anno nel mercato del pesce di Tokyo.

La lettura di questo numero del magazine è un diario di guerra. Il diario di un prigioniero. Giuseppe Deidda lo scrisse dal fronte. “Vita compiuta dal 24 ottobre 1917 – si legge -. Aspettavo da un giorno all’altro la licenza premio che mi fu concessa per l’azione del mese di agosto quando venni fatto prigioniero a Monte Smerlis alle ore nove di pomeriggio”. Il soldato Deidda era il bisnonno del nostro collega Andrea che nella casa di famiglia ha recuperato quelle preziose pagine della memoria.

Ecco poi gli spazi dei nostri editorialisti: Nicola Comerci con Si sta come i sardi in piedi sul confineBruno Murgia con Il vuoto delle idee al tempo di Facebook; Cristina Caboni con Quelle divine donne, tessitrici di destini; Monica Scanu con Virtuosismi sardi, nuotare nell’arte; Andrea Viola con Tribunale di Tempio, stato di (seimi)diritto; Andrea de Lucia con Italiani brava gente. Ma non sulla plastica.

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