Covatta, una “divina commediola” sull’Inferno dei bambini africani

Comico, attore, scrittore, politico, esploratore. Tutto questo rappresenta Giobbe Covatta, in scena venerdì sera al Teatro Eliseo di Nuoro per l’apertura della quattordicesima rassegna Pantheon eventi, curata dalla compagnia teatrale ‘I Barbarciridicoli’. Oltre al comico che tutti conosciamo, Giobbe Covatta è anche noto per il suo impegno in favore dell’Africa. Un impegno che emerge nel suo spettacolo “La divina commediola”, in cui, parlando per paradossi continui, e assurdi cambi semantici, mette in luce tutte assurdità tra una prospettiva di vita dei bambini africani e i figli della società del consumo, ‘i bambini sottovuoto’ li chiama, dell’Occidente cosiddetto ‘civilizzato’. “In Africa sono primitivi, mica stupidi”. Tra una risata e l’altra, la sua è una lettura in rima della Carta dei diritti del Bambino, da cui emerge un quadro impietoso: “Un giorno di guerra costa come quanto servirebbe per debellare la malaria” – dice – . Un bombardiere costa quanto il costo per tutti i vaccini necessari al mondo”. “Se si investono 1300 miliardi in armi poi se ne investono 30 per sconfiggere la fame che la guerra produce”. Il messaggio di Giobbe è chiaro: il nuovo Inferno dantesco della società contemporanea non è rappresentato da chi i peccati li commette, ma da di chi li subisce. Lo abbiamo incontrato per un’intervista semiseria.

Giobbe, di cosa tratta la Sua Divina Commediola?

Tratta di un documento famoso, molto importante, datato 1278, che ho trovato a Castellammare di Stabia. È stato scritto da un certo Ciro Alighieri, cugino di Dante. In questo documento Ciro Alighieri si perde nel terzo mondo di oggi. Io lo leggo e ci parlo sopra: faccio un po’ come Benigni. Benigni legge Dante, Covatta legge Ciro.

Sembra però che la Sua Commediola sia molto terrestre e poco Divina. È così?

Sì lo è, è molto terrestre. Ognuno in fondo vede quello che vuole nella Commedia. Lo spettacolo in sostanza si basa sulla carta dei diritti dei bambini. Lì non ci sono razze: perché i bambini, così come tutti gli esseri umani, non hanno razza. La verità è che il mondo cosiddetto civilizzato si è comportato nei confronti dell’Africa così come fanno dei saccheggiatori compulsivi. Non solo dal punto di vista economico. Ogni anno, per esempio, ci sono circa 100mila pedofili italiani che vanno in Africa per sfruttare sessualmente l’infanzia di quel continente. Ci sarà pur una ragione, poi, se tanti africani fuggono dal loro continente rischiando di morire? Non credo si possano più ascoltare discorsi razzisti.

La Sua intenzione è quella di far ridere parlando di cose serie, dunque?

È quello che faccio da sempre. Parlo di quello che vedo in giro e che conosco. Provo a raccontarlo in forma di spettacolo e di intrattenimento. Il mio mestiere, in fondo, è far ridere seriamente. Sono un comico serio, io, mica da ridere. La verità è che provo un infinito piacere quando riesco a far ridere qualcuno. È come poter regalare una frazione infinitesimale di felicità.

Il Suo impegno per l’Africa è noto, esiste però oggi una nuova povertà nel mondo occidentalizzato per cui molti italiani sono in fila alla Caritas. Siamo in Sardegna, per esempio, che ha il triste primato di avere alcune delle province più povere d’Italia. Lei come la vede?

Vedo che la disuguaglianza sociale è fortissima. Sempre in aumento è la forbice tra i molto ricchi e i molto poveri. Prima c’erano i ricchi, poi v’era una ricchezza moderata, e poi i poveri. Ora i ricchi sono ricchissimi, i poveri sono poverissimi. E si è creata una nuova classe di poveri, quella che prima era la classe media. La mia generazione era di rottura, mi sembra che ora, invece, ci sia un’omologazione che durerà ancora per chissà quanto. Ciò che è grave, però, secondo me, è che non vedo direzioni a lungo termine da cui parte la politica per una soluzione del problema. La politica di oggi sembra interessata solo a risolvere il problema della mezz’ora prima per la mezz’ora dopo.

Lei è stato portavoce dei Verdi, Assessore per la cooperazione internazionale nella giunta Veltroni a Roma. Qual è il Suo rapporto con la politica?

Non mi sono mai appassionato alla politica. A Roma volevo portare la mia esperienza fatta nel Terzo mondo. Il mondo della politica è un mondo fatto di equilibri: a volte mi ci avvicino, a volte me ne allontano. È l’arte del compromesso. Oggi se la si prende con i politici mestieranti, ma prima c’eran dei grandi politici. Anche Berlinguer di mestiere faceva il politico. E lo faceva molto bene. Ora da più parti si denuncia il vuoto della politica, non credo però si possa riempire il vuoto col nulla. In politica servono persone preparate. La politica è un mondo in cui bisogna far lavorare insieme più persone. Un po’ come il cinema. Devi mettere d’accordo un sacco di gente. A volte preferisco allontanarmi, però, e mettermi a scrivere. Quando hai tempo, fare lo scrittore è un mestiere che ti dà una libertà infinita.

All’ultima tornata referendaria in Sardegna il fronte del No ha registrato i dati più alti in Italia. Molti lo hanno interpretato come un segnale forte del malessere sociale e della lontananza della politica dai bisogni della vita reale.

Credo che sia così. Il malessere è reale e oggi la politica ha perso di vista l’orizzonte di una prospettiva a lungo termine. Qui in Sardegna sono evidenti i segni del malcontento, e non solo per quanto riguarda la condizione economica. Come dice un grande filosofo, Rita Pavone, “Un popolo affamato fa la rivoluzion”. Credo però che la Sardegna, e i politici sardi in particolare, abbiano perso in qualche modo di vista quello che era e che doveva essere il primo ruolo della Sardegna. Penso al turismo, per esempio. A Baja Sardinia vedo i bolognesi, da altre parti nascono ovunque situazioni che sono molto simili ad una seconda colonizzazione culturale dell’Isola. Tuttavia pare che da questo malcontento non emerga la voglia di organizzarsi, e far valere la specificità e le ragioni di quest’isola.

Lei conosce la Sardegna?

Della Sardegna ho un ricordo romantico. Vi ho fatto le elementari: alla Maddalena. Mio padre era un ufficiale della marina mercantile. Sono poi stato un po’ in giro, a Mamoiada, per esempio, di cui dopo la seconda bottiglia di vino non ricordo più nulla. Conosco il vostro cibo e lo amo. Della Sardegna mi piace tutto. Sono molto contento che oggi ci siano seicento persone a vedere il mio spettacolo.

La rassegna Pantheon eventi al Teatro Eliseo va avanti 27 dicembre con lo spettacolo di Paolo Migone, ‘Completamente Spettinato’, il 30 dicembre con lo spettacolo ‘I Maschi’ del Kollettivo Drag King. Si proseguirà nel nuovo anno, il 14 Gennaio, con gli stessi Barbariciridicoli impegnati in ‘Iscaminaut o del figlio Improdigo’, e con la partecipazione di Wladimir Luxuria. Si terminerà con l’attesa performance di Angelo Pintus, il 19 Gennaio 2017, in ‘Ormai sono una Milf’.

Davide Fara

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