Con la Sardegna nel cuore, arriva da Londra il terzo disco delle Lilies on Mars

Si chiamerà “Dot to dot”, uscirà a marzo e sarà il terzo disco delle Lilies on Mars, nome che richiama volontariamente la nascita di forme di vita vegetale provenienti da un luogo inesplorato, il cui suono descrive la voglia di immaginazione e la necessità di continuare a sognare. Un sound non consueto per un progetto tutto al femminile di Lisa Masia e Marina Cristofalo, due sarde (di Carbonia e Sant’Antioco) trasferitesi a Londra parecchi anni fa con in testa il nome “Mab” ed ora trasformatesi in aliene che contaminano le passate esperienze con la scena underground tipica della capitale inglese. A pochi giorni dall’uscita del primo singolo “Oceanic Landscape”, abbiamo parlato con Lisa e Marina del disco, delle sensazioni da emigrate e della Sardegna, la loro Sardegna.

Siete in dirittura d’arrivo con la pubblicazione del vostro terzo disco. Di cosa parlate e che punti di contatto e di distacco ci sono rispetto ai vostri precedenti lavori? Com’è stato lavorare col vostro produttore?

“Dot to dot” è un disco che suona, piuttosto che parlare, le nostre emozioni. Suona la nostra identità artistica e personale in modo viscerale, suona come viviamo le buone e le meno buone esperienze da un nostro punto di vista molto intimo. Il nostro raccontarci in qualche modo può essere recepito meglio accostando sempre il testo alla musica, sono inscindibili. Tutti i nostri suoni si ispirano a delle immagini molto precise. Crediamo ci sia stata una evoluzione importante nei suoni e negli strumenti rispetto a quelli usati nei dischi precedenti. Abbiamo dato più spazio ai beat elettronici e alla sperimentazione su synth analogici e strumenti di passaggio nel nostro studio, registrando tutto ciò che creasse per noi un suono interessante e lavorando sulle micro frequenze di oscillatori, creando suoni eterei o taglienti a seconda delle esigenze che poi sono stati campionati, composti e scomposti, e a volte mandati a ritroso nelle tracce di questo disco. Siamo state molto attente ai particolari dei suoni più minimali con una qualità molto calda e avvolgente. Siamo le produttrici di noi stesse quindi il rapporto è ottimamente conflittuale. Siamo bravissime a prendercela con noi stesse e a smontare e rimontare tutto fino a che non siamo davvero soddisfatte.

Si dice che il vostro suono si spinga verso un dreampop di chitarre sognanti e suoni psichedelici. Siete ancora in fase di sperimentazione sonora? Quali sono stati i suoni che vi hanno catturato e soprattutto le influenze per la composizione del disco?

Siamo assolutamente sempre in fase di sperimentazione sonora, credo che sia lo stimolo determinante del nostro progetto. Spero non risulti scontato rispondere che siamo state ispirate moltissimo dalle pulsazioni cosmiche, citazione riferita al compositore tedesco Stockhausen, e alla sua ispirazione verso melodie spaziali. Nostro punto di riferimento importantissimo è senz’altro la “Meravigliosa” della Derbyshire Pioniera e compositrice della musica elettronica.

“Oceanic Landscape” è il vostro nuovo singolo che uscirà a breve. Di cosa si tratta? Come mai la scelta di puntare su questo pezzo?

La scelta è stata casuale. Abbiamo fatto sentire questo brano a Franco (Battiato, ndr) appena composto, ma ancora in fase di registrazione, e lui ci rispose subito: “Mi piace, mandatemelo appena finito”. La parte nostra strumentale è diventata una parte cantata con la sua voce. Ecco, è successo che il brano in qualche modo lo abbia scelto lui. “Oceanic Landscape” tratta della necessità di soffermarsi nella ricerca della conoscenza, imparando ad alimentarla e lasciando da parte tutto ciò che cerca di confonderci, offuscando le ragioni realmente importanti. E’ una ricerca personale, non esiste un antidoto per renderci immuni alla stupidità, bisogna sforzarsi e non poco. Il nostro compito è quello di trovare qualcosa di prezioso e tenerne vivo il ricordo.

Il nuovo singolo vede la collaborazione di Franco Battiato, con cui mantenete un rapporto d’amicizia e di grande scambio professionale. Com’è lavorare con lui? Che consigli vi ha dato in questi anni?

Lavorare con Franco è per noi un regalo prezioso, è un uomo davvero speciale, generoso, e umile, un artista meraviglioso e fonte di ispirazione musicale e di vita. I suoi consigli sono molteplici sotto forma di aneddoti solitamente, gli piace il nostro entusiasmo e il nostro modo di sperimentare. Ci supporta nel continuare a farlo dicendoci che se qualcuno ancora non capisce la nostra musica, forse è meglio così! (ride, ndr). Ecco che, se questo disco dovesse ricevere buone critiche, speriamo non voglia dire che dobbiamo cambiare mestiere!

Oltre all’Italia e ai tour di supporto a Battiato, suonate molto anche all’estero. Siete state a Londra, in America: come vi trovate a suonare in queste location? Com’è il vostro rapporto col pubblico?

Abbiamo girato molto in questi anni e continueremo a farlo, è una necessità. Non suonare dal vivo crea degli enormi scompensi alla nostra persona poiché siamo entrambe timide, molto emotive e il rapporto col pubblico quindi è vitale, ci rende minuscole sul palco, ha un effetto devastante in maniera positiva. E’ come sentirsi svuotare e riempire ripetutamente, dall’Italia alla Francia a New York, la sensazione è la stessa, quello che si crea tra noi e il pubblico è un linguaggio che va oltre qualsiasi location.

Forse alcuni non lo sanno, ma in voi scorre un sangue sardo. Durante l’ultima tappa di Battiato a Cagliari il pubblico vi ha accolto con piacere e in molti sono rimasti ipnotizzati dalla vostra performance. Vi manca il contatto con l’isola? Vi influenza nelle vostre idee musicali per immaginario e tradizioni?

Sveliamo che abbiamo terminato le registrazioni del disco proprio nel nostro studio in Sardegna. Dopo 13 anni in Inghilterra, tornare a casa è stato molto emozionante. Le passeggiate tra una registrazione ed un’altra al mare o nelle campagne del nostro paese (Carbonia, ndr), piuttosto delle solite corse frenetiche di Londra ci hanno ispirate notevolmente. Pensiamo che nel disco questo si senta. Ci sono i nostri ricordi, i profumi e i colori della nostra isola. Avevamo le idde molto chiare nel voler tornare in Sardegna per ultimare questo disco, ed è inevitabile che prima o poi ci sia il richiamo della propria terra e noi questo richiamo lo abbiamo accolto amorevolmente e con molta cura lo abbiamo suonato.

Cosa ne pensate del momento attuale (politico, economico) della Sardegna, ed in particolare del Sulcis, visto che siete di Carbonia?

Anche se non viviamo stabilmente in Sardegna, nella nostra terra tra Sant’ Antioco e Carbonia, l’abbiamo vista cambiare nel corso degli anni inesorabilmente. Il Sulcis sta vivendo un momento difficilissimo che si protrae comunque da molto tempo, troppo, non si può non sentire il disagio economico e politico e se non ci si unisce in una battaglia difficile da vincere, ma non invincibile, le cose non possono che peggiorare. Crediamo che la mentalità nell’ affrontare questa sfida debba trovare un unione tra tutti i sardi, quelli che il lavoro lo hanno perso e quelli che ancora sopravvivono con grande fatica. La politica ci domina come ci ignora se non in prossimità di avvenenti campagne elettorali, tra questi due equilibri esiste una svolta. Sono troppo poche quelle persone meravigliose che lottano tutti i giorni per tutti, a nome di tutti che vediamo in tv, sotto le miniere, che fanno i presidi, che  si incatenano e si accampano di fronte al consiglio regionale, che da anni pestano l’ elmetto da lavoro sul cemento per farsi ascoltare, sono l’ unica disperata voce dei Sardi. Il pensiero e’ vicino a loro ma non basta, servono presenze, fatti e comuni pensieri e non sardi addomesticati al lamentio quotidiano fine a se stesso. Non saremo di certo noi ad insegnare che l’unione fa la forza, ma la storia sì. Le risorse della nostra isola sono molteplici, a partire dal sardo stesso, bisognerebbe esserne coscienti.

Simone Spada

 

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