A Cagliari le perversioni della solitudine: in scena le Lucido Sottile

L’anima bastarda esaspera ogni individualismo. L’anima bastarda non basta a se stessa e si nutre dell’altro. Lo provoca, lo ingabbia, lo schiavizza. Non c’è possibilità di condivisione né dialogo, di fronte a un ego viziato e corrosivo. È un refrain, nella storia dell’umanità, ma è anche terribilmente attuale. Le grandi scoperte della civiltà, la tecnologia che ci porta fin nello spazio con le sue deflagrazioni, i tempi dilatati e la pre-potenza del messaggio (tra immagini che inglobano la sala e precipitano nello sfondo del palcoscenico avvolgendo tutto in un unico ambiente e sonorità invasive e persuasive) non servono a favorire la comunicazione tra esseri umani.

Il nuovo lavoro della compagnia Lucido Sottile (Tiziana Troja e Michela Sale Musio sono sulla scena oltre a firmare anche la regia e la coreografia, la scenografia è di Sami Lo Giudice, il light design di Qoelt Pro e le musiche originali di Davide Sardo), andato in scena al Teatro delle Saline nell’ambito della rassegna Teatro a 1 euro, BASTARs/dI è uno svolgersi di quadri chiusi ed algidi, che non mancano di suscitare le emozioni del pubblico, in bilico tra il sorriso, la refrattarietà e la pietà, sorpreso ora dalla sferzante ironia, ora dalla mancanza di giustificazioni della crudeltà e della miseria umana.

Tra rievocazioni anni Sessanta, il gusto torbido dello splatter e gli eccessi che volutamente disgustano e chiamano in causa la platea, la sempre riconoscibile cifra stilistica di Lucido Sottile, capace di impossessarsi dello spazio attraverso un interessante mix di linguaggi corporei ed espressivi, si arricchisce della partecipazione della versatile coppia Angelo Trofa e Valentina Fadda e di un sorprendente Felice Montervino: il “bastardo” per eccellenza, l’uomo insano e triviale che non ammette contraddizioni né incursioni nella sua prepotente assolutezza.

E, nella più volgare semplicità, chiude come un cerchio i diversi momenti dello spettacolo, con la revolverata che annienta la sua compagna ed ogni ipotetica compagna di vita – e di morte. Così come accade nelle cronache dei nostri giorni, nella falsa tranquillità familiare, troppo spesso interrotta dalla brutalità della violenza contro le donne, contro i figli, contro coloro che minacciano ogni solitudine. In fondo, la domanda della donna che accusa e ricusa la violenza, ha trovato risposta: l’uomo, incapace di stabilire e vivere un felice o almeno soddisfacente rapporto tra pari, non sarà capace di sopportare la solitudine. E continuerà a distruggere, preda di una malsana e non riconosciuta follia interiore.

Giulia Clarkson

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