Studente ucciso a Orune, un anno senza verità e colpevoli. La messa in ricordo

E’ passato un anno senza sapere la verità: la sera del 7 maggio scorso si sono perse le tracce di Stefano Masala, il 29enne di Nule scomparso nel nulla con la Opel Corsa del padre. E domenica, 8 maggio, ricorre l’anniversario della morte di Gianluca Monni, lo studente 19enne di Orune, ucciso alle 7 del mattino mentre attendeva l’autobus che lo avrebbe portato a scuola a Nuoro.

Due fatti strettamente collegati per gli inquirenti: l’auto di Masala avvistata dalle telecamere a Orune la mattina dell’8 maggio e ritrovata poi bruciata a Pattada, sarebbe stata usata dai killer di Monni, per avere un’auto “pulita” con cui raggiungere Orune e uccidere lo studente.

Quattro i sospettati finora: dopo i due indagati per entrambi i delitti – un minorenne di Nule all’epoca dei fatti e un suo cugino di 24 anni di Ozieri – accusati di omicidio, occultamento di cadavere e incendio, la Procura di Nuoro ha notificato un altro avviso di garanzia per favoreggiamento a un giovane di Ozieri, amico del 24enne. Ma è indagato, sempre per favoreggiamento, anche il padre del minorenne, che avrebbe avuto un ruolo importante nei giorni successivi alla rissa scoppiata nel dicembre 2014, in occasione di una festa paesana a Orune, tra suo figlio e lo studente poi ucciso.

Rissa da cui sarebbe partita la spedizione punitiva nei confronti di Monni, provocata da apprezzamenti pesanti del minorenne nei confronti della fidanzata. A Nule tutto il paese si riunirà stasera alle 21 a pregare per lui nella chiesa di Santa Croce dove il vescovo di Ozieri monsignor Corrado Melis celebrerà la messa: “Un anno senza notizie di nostro figlio è un’eternità – dice il padre, Marco – vogliamo sapere la verità”

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