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Scandalo Is Arenas, da Grussu la conferma delle tesi dell’accusa

E’ stato uno dei primi a entrare nell’inchiesta sullo scandalo di Is Arenas. Una figura centrale nell’indagine, ma defilata rispetto alla cronache. Antonio Grussu è l’amministratore della società “Andreoni”, un imprenditore. Non un politico, non un dirigente sportivo, non un tecnico comunale. Quando nel novembre scorso partirono i primi arresti, mentre i tecnici del comune di Quartu Pierpaolo Gessa e Andrea Masala finirono in carcere, Grussu andò subito agli arresti domiciliari.

Ora è emerso il contenuto del suo interrogatorio. Una conferma molto netta dell’ipotesi accusatoria di falso ideologico e tentato peculato. Reati che sarebbero stato compiuti attestando falsamente che una serie di lavori previsti dal Piano integrato d’area Serpeddì-Is Arenas (per il quale la ‘Andreoni’ aveva vinto l’appalto) erano stati realizzati, mentre invece erano ben lontani dall’esserlo. Questo con lo scopo di giustificare il pagamento di 750mila euro alla ditta stessa ditte ‘Andreoni’. Pagamento non andato a buon fine (ecco perché il peculato è solo ‘tentato’) per ragioni indipendenti dalla volontà dei protagonisti.

Nell’interrogatorio Grussu ha confermato che la sua impresa – su richiesta del dirigente tecnico del comune di Quartu Pierpaolo Gessa – eseguì lavori finalizzati allo stadio. E che siccome non potevano essere contabilizzati,  si decise di utilizzare i fondi destinati al Piano integrato d’area  facendo appunto riferimento a lavori previsti dal Pia ” ma, in realtà, non realizzati».

Insomma, una conferma piena della tesi dell’accusa. Che nell’indagine ha poi trovato riscontro nelle affermazioni dello stesso Gessa.

Si chiariscono le posizioni degli indagati. Grussu a quanto pare ha detto di aver agito sempre seguendo le indicazioni del Comune – rappresentato da Gessa e dai suoi collaboratori – e di non aver mai avuto rapporti diretti col Cagliari-calcio e con Cellino. E Gessa – le cui dichiarazioni hanno messo nei guai il presidente rossoblu e il sindaco – ha detto di aver sua volta agito in modo illegale perché pressato da Cellino e da Contini. I quali, a loro volta, negano. In tutto questo, l’altro dirigente del comune di Quartu convolto nell’indagine, Andrea Masala, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Domani intanto il tribunale del riesame decide sulla permanenza in carcere di Cellino, Contini e Lilliu.La scorsa settimana il gip Giampaolo Casula aveva respinto tutte le richieste di scarcerazione. Decisione contro la quale i difensori hanno fatto ricorso.

 

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