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Salvatore Usala scrive ai nuovi ministri e annuncia per il 12 giugno “azioni eclatanti” a Roma

E’ una vera e propria proposta di riforma dell’organizzazione dell’assistenza dei malati più gravi. Una proposta fondata sull’idea di consentire loro di restare il più possibile in famiglia. Determina per le casse pubbliche un risparmio notevole. E richiede da parte dell’amministrazione una sorta di “rivoluzione culturale”.

Salvatore Usala, il cagliaritano malato di Sla che – da segretario del Comitato 16 novembre – guida la protesta dei malati e dei loro familiari, l’ha illustrata nei dettagli in una lettera inviata a tre ministri del nuovo governo: Beatrice Lorenzin (Salute), Fabrizio Saccomanni (Economia e Finanza) ed Enrico Giovannini (Lavoro e Politiche Sociali).

Contemporaneamente ha annunciato che il 12 giugno del 2013, a partire dalle 10,30, i malati di Sla si troveranno davanti al ministero dell’Economia a Roma, in via XX settembre. Un presidio analogo a quello che organizzarono nell’autunno scorso quando ottennero dal governo Monti il ripristino dello stanziamento per l’assistenza ai disabili più gravi che in un primo tempo era stato dimezzato. Ma ormai da mesi le proteste dei malati sono continue: contro l’inerzia della burocrazia, contro l’incapacità dei politici di rispettare gli impegni. L’elenco della manifestazioni è ormai lunghissimo. E la minaccia di proteste drammatiche, fino al lasciarsi morire, è ricorrente.

“Stavolta – scrive Usala – faremo gesti talmente eclatanti che comunicheremo in apposito comunicato stampa. Vi basti sapere che non ci muoveremo senza un documento scritto firmato dai tre ministri. Nel documento dovranno essere presi impegni precisi con date e cifre. Siamo stanchi di dover sempre ricorrere a gesti eclatanti quando le priorità sono sotto gli occhi di tutti. La salute di un Paese dev’essere al primo posto. Decidano loro se ci dev’essere per forza il morto, sardo o di qualunque altra regione d’Italia perché questi presidi sono per noi uno sforzo vitale di cui qualcuno dovrà rispondere”.

Dopo aver definito la categoria dei “malati gravissimi” (si tratta di portatori di patologie che, al pari della Sla, richiedono un’assistenza continua e in alcuni casi l’ausilio di strumenti meccanici per la sopravvivenza) Usala sottolinea che a essi è stato destinato il 30 per cento del cosiddetto Fondo non autosufficienza che ammonta complessivamente a 275 milioni di euro: “Una goccia nel mare”.

“Ma noi – spiega il segretario del Comitato 16 novembre – non chiediamo fondi, sappiamo bene che siamo in forte crisi, perciò proponiamo il seguente progetto che produce forti risparmi, circa il 50%, e posti di lavoro”.

La proposta è di realizzare per i malati dei “piani personalizzati”, con contributi individuali commisurati alla gravità della patologia: media, da 6.000 a 9.000 euro l’anno; intensa: da 9.000 a 12.000; totale: 20.000 euro. Il costo totale (considerando il numero di persone che avrebbero diritto l contributo) è stimato da Usala in un milione e 650mila euro. I malati, infatti, sono (nelle tre categorie in ordine crescente di gravità) 70mila, 50mila e 30mila. In tutto 150mila cittadini italiani.

“Con 1.650 milioni diretti alle famiglie – scrive ancora Usala – si retribuiscono ben 183.000.000 di ore di assistente familiare corrispondenti a circa 90.000 posti di lavoro full-time”. Inoltre “l’immissione di denaro, (1.650 milioni), con creazione di posti di lavoro crea maggiori consumi e quindi più Iva, (300 milioni) inoltre si ha un gettito Irpef (200 milioni) e contributi Inps (180 milioni) per un totale di 680 milioni che rientrano nelle casse statali”.

“Fare vivere malati gravissimi nel domicilio – è la conclusione – è segno di civiltà, ma anche segnale di crescita e risposta ai tanti disoccupati. Il progetto da un esempio, può essere raddoppiato, triplicato in funzione dei numeri reali. Resta chiaro che non sono più accettabili riparti in base alla popolazione, bensì al numero reale dei malati coinvolti. In Valle d’Aosta non esiste l’anemia mediterranea, per esempio, la prevalenza di gravi patologie è a macchia di leopardo. Va fatto un provvedimento blindato da becere interpretazioni”.

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