Proservice, si dividono gli indagati. Ladu: “Ho denunciato io le anomalie”

Si divaricano le linee difensive degli amministratori della Proservice Spa, la società della provincia di Cagliari al centro dell’inchiesta per abuso d’ufficio e peculato nella quale è indagato, assieme ad altre sei persone, anche l’ex presidente Graziano Milia.

L’attuale amministratore delegato Ombretta Ladu, che figura tra gli indagati, ha preso nettamente le distanze dalla gestione del suo predecessore Marco Cabras (indagato pure lui) sottolineando che fu proprio lei a segnalare le anomalie poi rilevate dalla Corte dei conti.

Anomalie che riguardano due aspetti. Quello delle gestione generale della società, il cui organico dal 2005 al 2010 è passato da 40 dipendenti (con un costo di circa 800mila euro) a 187 dipendenti (con un costo di quattro milioni e mezzo di euro) e quello di un uso “disinvolto” della cassa. Per esempio, il “parco macchine” (a noleggio)  è arrivato a costare più di 150mila euro all’anno. E il numero dei contratti telefonici a un certo punto ha superato abbondantemente quello dei dipendenti.

La Ladu ha diffuso una nota per chiarire di aver da subito individuato le anomalie, di aver avviato un riordino (col taglio e la razionalizzazione delle spese) e di non aver in alcun modo determinato l’aumento dell’organico. Al contrario, sotto la sua gestione esso è diminuito di sedici unità. Ma soprattutto (in una dichiarazione a l’Unione sarda) ha anche fatto sapere di aver deliberato da tempo l’azione di recupero dei crediti vantati nei confronti del precedente presidente del Cda (cioè Marco Cabras ).

Tra le anomalie riscontrate – che hanno portato la procura di Cagliari (l’inchiesta è condotta dalla Pm Maria Grazia Genoese) di una “sistematica e continuativa appropriazione di denaro pubblico” – anche assegni per decine di migliaia di euro incassati dagli stessi amministratori per cifre che non paiono connesse ai normali emolumenti da lavoro.

Davanti a questo quadro, il 23 dicembre del 2012 Ombretta Ladu elaborò una nota aggiuntiva al bilancio per segnalare le varie “criticità” riscontrate. E avviò una serie di tagli. Per esempio portando le spese per alberghi e ristoranti da 6000 a 150 euro. E riducendo le spese per la telefonia dai più di 80mila euro del 2010 a 30mila euro. 

Successivamente furono avviate i controlli della Corte dei conti e quindi l’inchiesta penale che nei giorni scorsi ha determinato perquisizioni e sequestri di documenti da parte della Guardia di finanza negli uffici della provincia e nelle abitazioni degli indagati.

 

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