Severgnini sul Times: “Terre incolte in Sardegna? Diamole ai migranti”

La soluzione alle migrazioni dei popoli attraverso il Mediterraneo potrebbe arrivare dal passato, e precisamente dall’antica Roma. Per Beppe Severgnini, saggista e opinionista de Il Corriere della Sera, si potrebbe ricorrere alla ‘centuriazione’, ovvero il sistema con cui nei tempi gloriosi della Roma repubblicana si assegnavano le terre incolte ai legionari non più impegnati in imprese militari. E l’Italia ne è piena, di campi non coltivati: la Sardegna, per esempio, potrebbe essere un punto di partenza. La proposta del giornalista lombardo è affidata oggi alle colonne del New York Times, nella rubrica delle opinioni, con il titolo ‘Let Refugees Settle Italy’s Empty Spaces’, ‘Lasciate che i rifugiati occupino gli spazi vuoti’.

“Gli antichi romani – scrive Severgnini – usavano premiare i loro legionari con appezzamenti di terreno attraverso un metodo conosciuto come ‘centuriazione’. Il sistema fu introdotto intorno al quarto secolo avanti Cristo quando Roma era una repubblica vivace, e rimase poi in uso per centinaia di anni coinvolgendo gli ex militari di tutto l’impero. La centuriazione aveva diversi vantaggi. Il primo, ovviamente, strategico, per creare una presenza militare permanente sulle terre. Il secondo era economico: i veterani avrebbero coltivato aree incolte e prodotto ricchezza per la comunità, e si sarebbero presi cura di se stessi. Il terzo era demografico: quei primi pionieri con le loro famiglie avrebbero popolato vasti territori dell’Italia”.

Perché dunque non applicare lo stesso sistema anche in Italia, per occupare buona parte di quei migranti che fuggono da guerre, miseria, regimi autoritari? I migranti più istruiti e competenti sono generalmente diretti verso l’Europa del Nord, quelli che vogliono stare in Italia invece sono generalmente agricoltori, costruttori e artigiani.

E l’Italia ci guadagnerebbe pure, secondo Severgnini. L’Isola in primis: “In Sardegna, probabilmente la più bella isola del Mediterraneo, l’83% della popolazione vive in piccoli insediamenti con meno di 5 mila abitanti, e questi villaggi si stanno spopolando. Si prevede che 33 paesi si svuoteranno completamente nei prossimi decenni. Il bellissimo ma fragile territorio italiano potrebbe essere curato così”.

La proposta avanzata da Beppe Severgnini non è però originale: il senatore sassarese del Pd Luigi Manconi già da tempo sostiene che l’agricoltura potrebbe essere una valida alternativa per molti stranieri che approdano nel nostro paese, soprattutto in una terra come la Sardegna a forte rischio spopolamento. Quella degli stranieri che lavorano nelle campagne sarde non è una novità e sono tanti gli extracomunitari impiegati soprattutto negli allevamenti. I numeri però non si conoscono: per ogni straniero regolarmente assunto ve ne sono tantissimi in nero.

L’impiego dei rifugiati nelle terre italiane avrebbe anche un altro beneficio, secondo Severgnini: i migranti sarebbero occupati concretamente in un lavoro, non solo destinatari di politiche assistenziali, e dato che in Italia c’è grande preoccupazione verso il fenomeno dell’immigrazione questo potrebbe aiutare a osservare i fatti sotto una luce diversa e pure a combattere la xenofobia.

E dunque sarebbe davvero così assurdo assegnare le terre italiane non coltivate ai migranti? “La storia, la geografia, l’economia e il buon senso puntano tutti nella stessa direzione – conclude il giornalista. – Ma ovviamente non basta: c’è bisogno di una politica lungimirante. Gli antichi romani ce l’avevano. E gli Italiani di oggi?”.

Francesca Mulas

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