Processo Ladu, la difesa dell’avvocato Longo: “Invertito l’onere della prova”

la difesa di Piero Longo, l’avvocato di Ladu. E di Berlusconi. Ecco cosa ha detto in aula dopo la requisitoria del pm.

Piero Longo, l’avvocato di Silvestro Ladu, ex senatore e soprattutto legale di Silvio Berlusconi, non ci sta quando il pm Pietro Cocco chiede per l’ex capogruppo di Fortza Paris sei anni e quattro mesi. La replica del penalista veneto, che ha chiesto l’assoluzione di Ladu insieme all’altro legale Mariano Delogu, è durissima. “È notizia di questi giorni – esordisce Longo nella replica – che l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, sia stato condannato a sei anni, quindi a una pena inferiore rispetto a quella sollecitata per il mio assistito. Ma Lusi, secondo l’accusa, si è appropriato di decine di milioni di euro. È evidente che a muovere questo processo di Cagliari sia l’istinto alla giustizia sostanziale”.

Parla per oltre mezz’ora, Longo. “Sappiamo tutti – dice – che il governo dell’economia è in profonda difficoltà. Allora le Procure italiane stanno provando a sistemare le cose, aprendo processi facili, come è successo anche a Cagliari, oltre che in Lombardia, in Sicilia e in Emilia Romagna. I procuratori – va avanti il legale – prendono le spese dei gruppi e costruiscono il capo d’imputazione. Ma oggi dalla requisitoria del pubblica ministero si evince una pretesa di inversione dell’onore probatorio”.

Longo muove una serie di controaccuse alla Procura. “Si vorrebbe – dice – fosse la difesa a dimostrare che gli imputati hanno speso denari per attività istituzionali, ma si sorvola sul fatto che il regolamento del Consiglio regionale, così come deliberato nel ’93 dall’ufficio di presidenza, introduceva sì l’obbligo della rendicontazione per i gruppi, ma senza allegare le pezze giustificative“.

Il penalista veneto contesta pure il fatto che il pubblico ministero, “nella sua requisitoria abbia ripercorso pedissequamente quanto sostenuto dalla Corte dei Conti (che a Ladu ha chiesto la restituzione di 252mila euro), ma come noto i sistemi di valutazione probatoria in materia finanziaria sono ben diversi da quelli che si dovrebbero seguire in un processo penale”.

Longo cita poi un’altra deliberazione del Consiglio regionale, datata 2012 e stavolta a firma del “Collegio dei revisori”. L’avvocato dice: “Vennero elencate le spese possibili, cioè quelle rimborsabili con soldi pubblici perché considerate attività politica. Ma si è trattato di un provvedimento modesto che non ha risolto né colmato, nemmeno recentemente, la genericità della lista stessa”. Quindi la sottolineatura: “Se la domanda è quanto sia scandaloso che sui fondi ai gruppi non esista una disciplina dettagliata, io dico che è molto scandaloso. Ma è meno valida la ragione che un potere venga esercitato dove non si potrebbe“, è il riferimento di Longo al fatto che il Consiglio regionale sardo sia di rango costituzionale.

Di qui la prima conclusione: “È evidente che per i fondi di gruppi si finisce o meno indagati, e poi imputati, a seconda che una determinata spesa piaccia o non piaccia a un procuratore”.

Nella più stretta difesa della condotta di Ladu, Longo sostiene che “l’onorevole può aver agito, nella peggiore delle ipotesi, solo con dolo eventuale. Non sapendo bene quali tipi di spese rientravano nell’attività politica, al massimo avrebbe dovuto astenersi dall’utilizzare i soldi dei fondi ai gruppi. Ma il peculato è un’altra cosa e si fonda sul dolo, inteso come consapevolezza che quando si sta commettendo sia contrario alle regole. Faccio il caso di un pubblico ufficiale al quale viene assegnata una struttura finanziaria ben definita e compra una pelliccia per la moglie o per l’amante. Nel caso di una utilità marginale privata, allora sì, sarebbe corretto chiedere sei anni e quattro mesi”.

Longo chiude così: “Il pm è certamente colto. Ha citato Kafka e il signor Josef K. che viene accusato, arrestato e processato per motivi misteriosi. Ma qui si vogliono far pagare al dottor Ladu le incongruenze legislative”.

Al pm ha replicato pure Delogu, l’avvocato cagliaritano di Ladu. L’ex senatore di An su tutto contesta il fatto che “il pm abbia citato come testi quattro consiglieri regionali di Fortza Paris (Onida, Gallus, Murgioni e Lai) indagati per lo stesso reato dell’onorevole Ladu. È troppo facile – dice alzando il tono della voce – chiamare in causa persone che hanno tutto l’interesse a far apparire il mio assistito come il cattivo”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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