Prezzo latte, per i pastori resta basso. “La politica ci considera solo per il voto”

“I conti sono presto fatti: gli industriali stanno pagando il latte agli allevatori 85 centesimi al litro, il mondo della cooperazione arriva a un euro e in qualche caso lo supera. Questo divario c’era nel 2019 e resta anche oggi”. Non ci sono giri nelle parole di Gianuario Falchi, il leader del movimento dei pastori nato, anche grazie ai social, quando due anni fa si sollevarono le prime proteste sul prezzo del latte.

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Per gli allevatori sardi riuniti nel movimento la situazione di oggi non è così rosea come sembra. “La nostra protesta era partita con l’intento di colmare questo divario – spiega Falchi -, non volevamo aiuti, ma regole certe per il futuro, regole che sarebbero potute scaturire solo dai tavoli con il Governo. Ma quei tavoli hanno fallito”.

“Gli industriali, venendo meno alla griglia che avevano proposto nell’ultimo tavolo, si sono fermati ad 85 centesimi – puntualizza Falchi – sostengono che quel prospetto fosse solo per l’anno dell’emergenza e invece era una griglia progressiva che impegnava a portare il prezzo ad un euro”. Ma secondo i pastori le attuali quotazioni dei prodotti caseari giustificherebbero un prezzo anche al di sopra dell’euro: “Il Pecorino Romano è fissato a 8,40 al chilo sufficiente a stare anche ad un euro e dieci per litro di latte”.

E se il prezzo pagato ai pastori è comunque aumentato, è salito anche il costo di produzione: “L’ultimo scandalo è quello dei mangimi, il prezzo è lievitato fino ad arrivare a 6 euro al chilo. Ciò che abbiamo in più sul prezzo del latte lo perdiamo con questi aumenti”, racconta il portavoce dei pastori.

Per Falchi “tutta la politica ha fatto finta di impegnarsi ma in concreto nessuno ha fatto nulla”. Ma la protesta non è stata vana: “Le coop stanno pagando oltre l’euro al chilo e sono cambiate tante cose anche nel meccanismo delle aziende e degli organismi rappresentativi, resta comunque il nodo della differenza di pagamento ai pastori”.

Un divario che però secondo il presidente del Consorzio del Pecorino Romano dipende dalla natura stessa del conferimento: “Si può scegliere a chi conferire il latte, se diventare liberi fornitori di un’azienda privata o soci di una cooperativa, in quel caso si partecipa agli utili, ma anche alle perdite – spiega Gianni Maoddi, presidente del Consorzio del Pecorino Romano – e comunque i conguagli vengono fatti anche dagli industriali e nel mese di dicembre”.

Visioni differenti ma convergenti su un punto: l’Oilos. L’organismo interprofessionale per il latte ovino sardo  nato all’indomani delle proteste con lo scopo di regolare il comparto. “Un organismo a cui non sono state date gambe” per il presidente Maoddi. “Rientra in quella fase di annunci in piena campagna elettorale, quando con le proteste in atto i politici venivano a offrire soluzioni rimaste poi vuote di contenuti”, dice Gianuario Falchi.

“Siamo delusi da questa classe politica e in particolare da questa Giunta, lontana e spesso incompetente – conclude Falchi -, si sono mossi allora soltanto perché stavano cercando i nostri voti”.

Mar.Pi.

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