Omicidio Dore, il suocero di Dina in aula: “Noi abbiamo sofferto più di tutti”

Provati dalle vicissitudini familiari che hanno coinvolto il figlio minore e sua moglie, affaticati da cinque anni di indagini, arresti e dicerie, ma non vinti, i genitori di Francesco Rocca, Mariuccia Marchi, 86 anni ex medico condotto di Gavoi e Tonino Rocca, di due anni più giovane, ex dentista della mutua, hanno scelto di rendere testimonianza al processo che vede accusato il figlio Francesco come mandante dell’omicidio di sua moglie Dina Dore. E lo hanno fatto con coraggio e determinazione. Un’udienza drammatica quella di oggi, anche perché è la prima, dopo la condanna di Pierpaolo Contu a 16 anni di carcere: secondo i giudici Contu è colpevole di essere l’esecutore materiale del delitto su mandato di Francesco Rocca. Una condanna che sembra tracciare anche gli esiti del destino di Francesco Rocca che oggi in aula è apparso più nervoso del solito.

La testimonianza di Tonino Rocca ha ripercorso tutte le tappe delle “indagini private” della famiglia: “Con Francesco abbiamo girato mezza Sardegna per capire se ci fosse un appiglio per avere giustizia” ha detto l’anziano padre, che ha poi spiegato al Pm Tronci i rapporti con Gavino Piras, con cui pare avessero avuto dissidi per un terreno. Un particolare che ha poi portato il nome di Piras sulla bocca di tutti a Gavoi quando si parlava dell’omicidio di Dina Dore. Un punto su cui è seguita una dichiarazione spontanea di Francesco Rocca per dire che lui non ha mai accusato Gavino Piras per l’omicidio della moglie, ma ha, anni prima, risposto agli inquirenti che gli chiedevano se ci fossero delle persone che con la sua famiglia avessero avuto motivo di rancore: “Ho indicato Gavino Piras – ha spiegato l’imputato – ma mi sono limitato a raccontare i nostri problemi dovuti alla compavendita di un terreno. Io non ho mai accusato nessuno”. Subito dopo Tonino Rocca ha proseguito la sua testimonianza e alla fine si è lasciato andare ad un toccante sfogo: “Noi per la povera Dina siamo quelli che hanno sofferto più di tutti”.

“Il giorno prima dell’omicidio Dina era a casa con Elisabetta (la figlia di Dina Dore, ndr) che muoveva i primi passi, per noi Dina era come una figlia. Vedere certi titoli di giornali è stata una tortura psicologica. Ma come si fa? – ha detto l’anziano genitore di Francesco Rocca – Abbiamo subito due tentati sequestri, durante i quali ci hanno sparato addosso, abbiamo subito estorsioni e siamo sempre stati al fianco della giusitizia. Ora siamo passati ad essere braccati dalla giustizia, come se coprissimo chissà che. Ma noi non ci arrenderemo e andremo avanti, su questa storia vogliamo giustizia”. Chiamato dal Pm Tronci a rispondere sulla situazione economica del figlio, Tonino Rocca ha raccontato che dal 2004 a oggi, Francesco ha cambiato nove macchine e acquistato un trattore. Ha inoltre acquistato un terreno di 14 ettari, la casa di via Sant’Antioco dove viveva con Dina per 140 mila euro e infine ha acquistato la casa dell’avvocato Piras per 375 mila euro, ristrutturandole entrambe.

La situazione patrimoniale di Francesco Rocca insomma sembrava florida, ma pare avesse anche grandi debiti. Del resto la sua esposizione finanziaria è stata testimonianza da alcuni creditori nelle udienze passate. Il padre dell’imputato si è limitato a dire che Francesco aveva molte spese: “Mio figlio è un uomo molto generoso e un pessimo amministratore delle sue risorse. E poi anche Dina era una spendacciona”, ha infine aggiunto Tonino Rocca.

La madre di Francesco Rocca Mariuccia Marchi invece, ha detto di non conoscere a fondo la situazione patrimoniale del figlio – “parlava sempre col padre”, ha detto – né quella sentimentale, con Francesco Rocca che aveva una doppia vita, con moglie e amante. La dottoressa Marchi ha parlato del grande interessamento della sua famiglia, subito dopo l’omicidio di Dina, alle indagini e alla ricerca della verità quasi casa per casa. Lei stessa come mamma ne è stata in un certo senso l’artefice. Particolare interesse in questo passaggio desta la vicenda dell’arrivo in casa Rocca, qualche giorno dopo l’omicidio, del ministro Beppe Pisanu, amico della famiglia Rocca.

“Il ministro mi disse di andare a casa della signora Lidia Piras, la dirimpettaia della casa di Francesco e Dina – ha spiegato Mariuccia Marchi – per convincere la signora a dirmi tutto quello che sapeva. Lo dovevo fare, secondo il ministro, rassicurandola sul fatto che ciò che avrebbe detto sarebbe rimasto tra di noi. Ma tutto questo non ha portato a niente di utile”, ha concluso Mariuccia Marchi.

In mattinata era stata Adriana Manca (amica di Francesco Rocca e Dina Dore) a tenere banco. La sua testimonianza sembra aver puntellato l’accusa di Rocca. La donna ha raccontato che la sera del 26 marzo del 2008, giorno dell’omicidio, si trovava a Nuoro con il marito della vittima. Manca era partita da Gavoi subito dopo pranzo con Francesco Rocca e Anna Guiso, assistente e amante di Rocca, per delle cure dentali. Tutta la sera è rimasta nello studio dentistico di Nuoro finché la coppia non ha finito di lavorare. Verso le 20:10 sono ripartiti da Nuoro diretti a Gavoi. Secondo la testimonianza di Adriana Manca, durante il viaggio di rientro, giunti nel tratto di strada tra Lodine e Gavoi, il dentista rallentò invadendo l’altra corsia per controllare casa sua da lontano. In quel momento la moglie era già morta. Se questa circostanza fosse confermata, la posizione dell’odontoiatra si potrebbe aggravare notevolmente. L’amica dei coniugi Rocca ha raccontato altri particolari che aggravano la posizione dell’imputato.

Maria Giovanna Fossati

 

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