Lavoro, missione impossibile: la storia di Daniela tra call center e imbrogli

“I giovani non hanno la giusta determinazione a trovare lavoro”, affermava qualche giorno fa il rampollo di casa Agnelli John Elkann dall’alto della sua poltrona di presidente del gruppo Fiat. “Mi piacerebbe che il signor Elkann provasse l’ebbrezza di vivere con un assegno di disoccupazione di 890 euro al mese, altro che ambizione”. Risponde così Daniela (il nome è di fantasia, per evitare che la sua testimonianza possa compromettere ulteriori colloqui di lavoro), cagliaritana di 29 anni: dopo 7 anni ha perso il suo impiego, oggi la sua ambizione è trovare un lavoro, magari con un contratto equo e una giusta paga, chissà, e magari con i contributi e le ferie riconosciuti. Un sogno insomma.

La sua è una storia come tante alla ricerca di un impiego: le giornate trascorse a inviare curriculum, rispondere agli annunci, navigare su internet e poi il giro in città tra negozi, bar, ristoranti, con la paura costante che le domande vengano subito cestinate da altri dipendenti in ansia da concorrenza. Tutte esperienze che i disoccupati isolani conoscono bene, in un momento storico in cui un giovane sardo su tre è senza lavoro e la crisi economica sembra non avere fine.

La differenza rispetto ai suoi coetanei sta nel fatto che Daniela per sette anni ha lavorato per un consulente del lavoro e oggi conosce perfettamente la differenza tra contratto a tempo determinato e collaborazione, tra praticantato e tirocinio, partecipazione e co.co.pro. Difficile districarsi in uno slalom di proposte in apparenza allettanti che nascondono invece mille insidie, ma chi ha una buona esperienza alle spalle riesce facilmente a evitare i furbetti.

Mesi di candidature e colloqui, qualche successo? “Pochissime chiamate e nessuna proposta seria, ma di una cosa sono ormai certa: i lavoratori sono per le aziende un costo insostenibile contro cui si cercano tutte le soluzioni possibili. Promesse di grandi carriere, offerte a provvigione, posizioni dinamiche e possibilità di crescita, soluzioni presentate come irrinunciabili che nascondono veri e propri imbrogli sono quello che il mondo lavorativo offre oggi”.

Le proposte da scartare subito? “Quelle dei call center: in genere offrono cinquecento euro lordi più gli eventuali extra quando si riescono a chiudere contratti di vendita, che si tratti di telefonia, luce, gas. Sono stata in prova ma ho mollato subito, non posso accettare di lavorare per cinquecento euro quando ogni mese ho un affitto da pagare”.

Da guardare con sospetto anche le compagnie di assicurazioni. “Durante il colloquio mi hanno offerto formazione gratuita e un compenso variabile: dopo averla incalzata con tante domande la titolare mi ha finalmente spiegato che non avrei avuto una scrivania nel loro ufficio ma avrei dovuto trovare io le persone a cui far firmare le polizze, a partire dai miei familiari e conoscenti; mi suggerivano addirittura di contattare i clienti del mio vecchio impiego, come se la privacy nei rapporti lavorativi non esistesse. E tutto senza alcun contratto ma con la prospettiva di aprire una partita iva. Assurdo”.

Qualche speranza dai siti specializzati come Subito.it, Infojob, Jobrapido? “A parte qualche eccezione, la maggior parte delle offerte di lavoro che si trova on line sono ai limiti del ridicolo: baby sitter laureate in lettere o lingue, che accudiscano i bambini e preparino colazioni, pranzi e cene per trenta ore settimanali a 500 euro al mese. Oppure si cercano collaboratrici domestiche con esperienze documentate. Lavorare nei negozi? Se non hai referenze puoi scordartelo. Da poco mi hanno contattato per una profumeria: la proposta era di diventare “socia” della ditta, lavorare 40 ore settimanali per “ben” 770 euro al mese, con la possibilità di fare straordinari e arrivare a 860. Disoccupata sì, ma non stupida: certe proposte sono imbrogli che fanno leva sulla disperazione della gente”.

Francesca Mulas

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