Lo scandalo di Sindacopoli non finisce col 2015. Ora si cercano le tangenti

È caccia alle tangenti nell’inchiesta sugli appalti sospetti, quella che ad aprile 2015 ha fatto scattare 60 avvisi di garanzia.

Adesso si cercano le tangenti in Sindacopoli, l’inchiesta sui presunti appalti sospetti che, inizialmente, sembrava quasi una Cenerentola della presunta corruzione pubblica, visto l’importo ridotto delle gare considerate truccate: appena 850mila euro per 44 bandi, pubblicati tutti in piccoli Comuni della Sardegna. Dalla Barbagia all’Ogliastra, passando per il Sulcis e la Provincia di Cagliari. Poi dalle indagini del Nucleo di polizia tributaria di Oristano è emerso un nuovo filone, il più pesante: quello che porta alla Sassari-Olbia: un miliardo di euro di lavori. Ad aprire questo nuovo fronte investigativo, il fatto che Salvatore Paolo Pinna, l’ingegnere desulese considerato il capo di Sindacapoli, si è aggiudicato due lotti su dieci insieme ad altre società.

È nel solco di questo salto di qualità, di questo passaggio dagli appalti piccoli alla grande torta della Sassari-Olbia, che si colloca l’ipotesi delle tangenti. In effetti gli ingredienti, almeno apparentemente, sembrano esserci tutti perché si possa immaginare pure uno scambio illecito di favori e soldi: Sindacopoli, stando alla ricostruzione degli inquirenti, da un lato ha allungato le mani sul più grande intervento pubblico della Sardegna, appunto il raddoppio della Sassari-Olbia; dall’altro, per come sono stati gestiti gli appalti sospetti nei piccoli Comuni, ha dimostrato di poter unire politica e imprenditoria con metodi non proprio ortodossi.

E se questa può essere considerata, a grandi linee, la cornice investigativa nella quale calare le ipotizzate mazzette, nel dettaglio il lavoro di Procura, Guardia di finanza e carabinieri è concentrato nella ricostruzione del ruolo di Pinna. Tanto che il pm della Procura di Oristano, Armando Mammone, ha sollecitato sei mesi di proroga e le indagini sono andate avanti anziché chiudersi a metà dicembre.

Dal palazzo di giustizia filtra che, mentre la raccolta del materiale investigativo è stata completata, qualche tassello va ancora sistemato nella ricostruzione dei rapporti tra l’ingegnere desulese e i politici, specie quelli di caratura regionale. Al momento ci sono due indagati: il consigliere regionale Antonello Peru e l’ex rappresentante dell’assemblea sarda, Angelo Stochino. Entrambi di Forza Italia, sono accusati di associazione per delinquere. Ma un avviso di garanzia sarebbe pronto pure per terzo politico di spicco, il cui nome continua a rimanare top secret.

Altra questione ancora aperta è quella relativa alle proprietà di Pinna: la pubblica accusa, attraverso il pm Marco De Crescenzo, ha chiesto il sequestro dell’intero patrimonio immobiliare, stimato in 10 milioni di euro. Ma a metà dicembre il giudice per le misure di prevenzione ha rinviato la decisione ad aprile 2016, chiedendo alle parti un supplemento di verifiche e di carteggi. Rimangono invece bloccati cinque conti correnti intestati all’ingegnere e alle sue società: in totale 417.514 euro su cui il Nucleo di polizia tributaria ha messo i sigilli lo scorso 5 novembre.

In definitiva, bisognerà attendere la metà del prossimo anno per la conclusione dell’inchiesta, cominciata facendo contare 60 indagati. Ma in autunno una quindicina ha chiesto e ottenuto il patteggiamento. Tra loro amministratori locali e professionisti che rientravano nel gruppo dei 24 contro i quali la Procura di Oristano aveva emesso una misura di custodia cautelare ai domiciliari o l’obbligo di dimora.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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