Sassari-Olbia e Sindacopoli. Il Pm scava negli uffici della Regione

La presunta consorteria di Sindacopoli non si è accontentata dei bandi nei piccoli Comuni, ma è arriva sino alla Sassari-Olbia.

La presunta consorteria di Sindacopoli, quella degli appalti in affidamento diretto per lavori non superiori ai 40mila euro, non si è fermata alla piccola torta dei Comuni. Il sodalizio tra amministratori locali e liberi professionisti ha allungato il passo sino al grande business della Sassari-Olbia. E ciò – secondo l’ultima ipotesi investigativa – è stato possibile perché la politica regionale non lo ha impedito. O, peggio, ha agito con complicità.

Lungo questo crinale sembra aver definitivamente virato Sindacopoli, passati sei mesi dagli arresti dello scorso aprile accompagnati da oltre 60 avvisi di garanzia. A Palazzo – è il nuovo filone dell’indagine – c’è qualcuno che ha fatto da collante tra la presunta consorteria, ribattezzata dagli inquirenti “La squadra“, per sottolineare il rapporto stretto che legava politici e tecnici – e gli appalti, piccoli o grandi che fossero. Ma c’è pure qualcun’altro che può sapere o aiutare il lavoro degli inquirenti.

Per questo, a vario titolo e come persone informate dei fatti, non sono stati sentiti solo l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, il capo dell’Udc sarda, Giorgio Oppi, e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. In Procura, a Oristano, si sono dovovuti presentare pure Elisa Secci, ex segretaria particolare di Cappellacci, l’ex assessore Oscar Cherchi rieletto in questa legislatura e l’ex consigliere regionale Matteo Sanna.

Per tutti la stessa domanda, si presume: quanto in Regione erano conosciuti il desulese Salvatore Paolo Pinna, della Essepi engennering, e l’irgolese Francesco Chessa, della Edilogica? Sono loro, stando alle accuse dei magistrati, il capo e il vice de “La Squadra”. Non solo: a queste società è in qualche modo legata la partecipazione a due dei dieci appalti in cui è stata divisa la Sassari-Olbia. Finora, invece, si sapeva soltanto di uno, il numero 8.

A porre nuove domande c’è poi il filone delle commissioni che hanno aggiudicato i lavori, con una premessa in comune: le nomine le ha fatte la politica. Ma in base a quali criteri? E ancora: si possono ipotizzare legami tra i professionisti scelti dai partiti e il sistema di relazioni politiche e clientelari che ha fatto da cemento a Sindacopoli?

Insomma, Procura, Guarda di finanza col Nucleo di polizia tributaria e carabinieri cercano il Grande vecchio, ovvero il politico (o il gruppo di politici) che potrebbe aver garantito e coperto la struttura di Sindacopoli. Ma a questo punto l’obiettivo è anche trovare in Regione testimonianze che consentano di ricostruire le dinamiche, o le manovre, interne al Palazzo.

Un punto fermo è che per la Sassari-Olbia è stata adottata una procedura d’urgenza. Inizialmente perché il raddoppio della strada era funzionale al G8 di La Maddalena. Poi quando il vertice tra i Grandi della Terra venne spostato a L’Aquila, cadde quella corsia preferenziale. La Sardegna, unita, protestò. L’allora governo Berlusconi, sull’onda delle richieste bipartisan, confermò l’urgenza nella realizzazione dell’opera e riassegnò la super visione degli appalti a Cappellacci, nominato commissario in quando governatore. Ma per una serie di equilibri interni al centrodestra, l’ex capo della Giunta sarda scelse anche un suo vice, Bastianino Sannitu, sino a poco tempo prima assessore ai Lavori pubblici.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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