La mobilitazione nel Sulcis fa scoppiare la guerra tra Cgil e Cisl

Forse era inevitabile. Ma le crisi, quelle profonde, spesso portano anche profonde lacerazioni, rotture e separazioni. È quello che sta accadendo in questi giorni nel Sulcis Iglesiente. Una aspra polemica tra le due maggiori sigle sindacali del territorio, la Cgil da una parte e la Cisl dall’altra, che non preannuncia niente di buono. Oggetto del contendere: la mobilitazione popolare che da lunedì imperversa nelle strade, piazze e municipi. Gli ultimi atti oggi, con l’occupazione, pacifica, del comune di Gonnesa – presidio sciolto dopo un incontro con gli amministratori – ma anche dei municipi di Santadi, Portoscuso, Villaperuccio e Perdaxius. Tra mercoledì e oggi è stato un continuo botta e risposta tramite comunicati stampa al vetriolo e post pubblicati su Facebook. Protagonisti, Roberto Puddu per la Cgil) e Fabio Enne per la Cisl.

Una polemica che, a detta loro, sta mettendo a dura prova l’unitarietà delle sigle confederali. A dare fuoco alle polveri è stato Roberto Puddu con un comunicato “in rappresentanza – precisa – di tutte le componenti della Cgil”. In sostanza il segretario della Camera del Lavoro di Carbonia “pur condividendo i contenuti delle manifestazioni” non ne condivide il metodo. Secondo Puddu una “mobilitazione generale non può prescindere dallo sciopero per la quale deve esistere una vasta e compiuta alleanza, cosa che non si realizza con un paio di assemblee popolari. Né si può rinunciare alle proprie bandiere perché facendolo sarebbe come rinunciare alla propria identità e rappresentanza, che porterebbe alle immediate conseguenti conclusioni”. E qui il primo affondo: “La vasta e compiuta alleanza non può, paradossalmente, comprendere parti opposte che sono, e rimangono, responsabili di disastri di cui pagano le conseguenze i lavoratori e il territorio”.

Sembrerebbe una chiusura in toto. Invece Puddu traccia quella che sarebbe dovuta essere la strada perché l’iniziativa potesse essere condivisa: “La condivisione di analisi, obiettivi inequivocabili, modalità organizzative, rivendicazioni e proposte a interlocutori ai quali rivolgerle. Percorso al tempo rifiutato. Da qui la decisione di non aderire all’iniziativa, così come decisa e proposta, da parte della Cgil, della Uil, parti della stessa Cisl, altre rappresentanze del mondo del lavoro e la stragrande maggioranza dei Sindaci”.

“Quanto accaduto martedì – accusa Puddu – contro il sindaco di Carbonia, rasenta l’aggressione, con slogan di chiara matrice politica che conferma l’inquinamento e la strumentalizzazione della parte più debole del territorio, che sconfina in rivalse elettorali oggi più evidenti”. Infine Puddu apre al dialogo: “Non ci rassegniamo alle divisioni volute da altri perché abbiamo chiaro il valore dell’unitarietà sindacale. Per questo continueremo nella ricerca del suo recupero”.

La risposta del segretario Cisl del Sulcis Iglesiente Fabio Enne non si fa attendere, giunge a poche ore di distanza. Una risposta sferzante, dai toni duri, nella quale il segretario della Cgil viene classificato come “pressapochista e arrogante”. L’attacco è duro e frontale. E pure generale. Perché rivolto contro tutta la Cgil che “preferisce asservirsi al potere e appiattirsi alla linea indicata dal Governo nazionale e regionale. La parola d’ordine è: non disturbare il manovratore”. Quindi Enne, entrando nel merito della disputa, ricorda che “la Cisl ha chiesto numerose volte l’unità in relazione all’organizzazione della manifestazione mentre la Cgil – aggiunge – si è perfino sottratta all’invito rivolto dai sindaci del territorio”.

Poi un monito: “Il segretario della Cgil Puddu si sta assumendo la responsabilità di rompere l’unità sindacale”. Un’accusa grave. Forse già una presa d’atto di una situazione non più sostenibile. Fabio Enne sottolinea, però, in risposta a Puddu, che la “mobilitazione popolare nasce da un percorso sociale, con le gambe e il cuore lontano da tessere di sindacato o di partiti. Nasce dalla rabbia della gente, bistrattata da una classe dirigente colpevole e, in alcuni casi, corrotta. La Cisl non poteva che raccogliere l’invito”. Il sindacalista ricorda anche che “la generalità dei sindaci ha aderito alla mobilitazione, anche attraverso la sottoscrizione di appelli alla Regione e al Governo nazionale. Il Presidente dell’Unione dei comuni del Sulcis era presente fin dall’alba di lunedì mattina”. Le considerazioni del segretario Cisl vanno oltre le bandiere, che, “davanti alla fame e alla desolazione, vanno ammainate, pur mantenendo ognuno il proprio ruolo. Se l’economia del territorio è ridotta in braghe di tela è perché le responsabilità sono trasversali”.

Diversità di vedute organizzative, difficilmente conciliabili, portano la Cisl di Enne a chiamare a raccolta l’intera popolazione, “anche quelli che non posseggono tessera sindacale ma che, al contrario, hanno dato vita e gambe a questa mobilitazione. Per questo saremo ancora più determinati”.

“In Sardegna le famiglie indigenti sono 108mila – ricorda Enne -. Secondo l’Istat le famiglie in stato di povertà sono il 15% della popolazione, contro il 10,3% del dato nazionale, del 6,3% del Centro Italia e il 4,9% del Nord. Ma nel Sulcis Iglesiente i disoccupati sono arrivati a quota 37mila. È in nome di questi poveri, di queste famiglie, di questi disoccupati che chiediamo insistentemente al Governo di ascoltarci”.

Carlo Martinelli

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