Fra i 500 e gli 800 grammi di esplosivo ad alto potenziale hanno fatto saltare in aria ieri mattina a Lanusei la Renault Clio di Roberto Aresu, rappresentante di auto di 47 anni, che è rimasto ucciso al momento dell’avvio del motore. Lo hanno stabilito gli inquirenti che indagano sull’agguato ai danni del commerciante che aveva precedenti per truffa. La salma è stata portata, dopo i rilievi eseguiti dalla Polizia scientifica, nella camera mortuaria dell’ospedale di Lanusei dove oggi l’anatomopatologo Roberto Marcialis effettuerà l’autopsia. Sventrata la parte anteriore dell’auto i cui detriti sono volati per decine di metri.
Le indagini sono condotte dal capo della Squadra Mobile di Nuoro, Fabrizio Mustaro, e sono coordinate dal sostituto procuratore Nicola Giua Marassi. Un agguato che da più parti non si esita a definire di stampo mafioso, con un solo precedente: quello del gennaio 2013 ai danni di un operaio di Ilbono, paese limitrofo a Lanusei, che si è miracolosamente salvato. Il capo della Mobile però tende ad escludere che in Ogliastra vi sia un passaggio dalla cultura del muretto a secco a quella mafiosa: “Non bisogna confondere le tecniche usate per l’agguato, dovute a persone che hanno imparato a confezionare questo tipo di ordigni, con la criminalità che in questa provincia non è strutturata secondo schemi propri delle organizzazioni mafiose”. Per le indagini sono preziosi in queste ore anche i risultati delle analisi sull’esplosivo: gli inquirenti dovranno accertare se dietro a questo tipo di agguati c’è una sola mano che detiene il know how di questa tecnica. Inoltre gli inquirenti scandagliano il passato della vittima che era agli arresti domiciliari, e che poteva uscire tre ore la mattina per andare a lavorare. Per domani sono stati già fissati i funerali che si terranno nella chiesa di Santa Maria Maddalena.