Grazianeddu, il re delle evasioni

In primavera, a fine marzo, il suo nome aveva di nuovo fatto capolino sui quotidiani, tg e gr. Niente di grave, solo un episodio di cronaca che lo rendeva protagonista suo malgrado. Almeno così era stato sembrava. Il suv di uno dei simboli del banditismo sardo, Graziano Mesina, era stato prima rubato e poi bruciato. Poi, addirittura, sono arrivate le scuse del ladro-attentatore: “Scusa, non sapevo fosse tuo”.

L’auto in questione, una Porsche Cayenne nera, era utilizzata da Mesina per le escursioni nella Barbagia, tra i luoghi (anche) della sua latitanza dove accompagnava i turisti. Era questa la sua nuova vita, da guida, che si era reinventato dopo la grazia ottenuta quasi dieci anni fa, nel 2004, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Solo pochi mesi fa, dunque, Mesina si era detto “preoccupato” e, intervistato da SardiniaPost, aveva messo le mani avanti: “Chi se ne frega della macchina, sono cose che capitano. Non mi spavento certo per così poco, l’ importante è che non l’abbiano usata per fare altro”. L’auto era intestata a sua sorella Antonia con cui viveva a Orgosolo, suo paese natale.

E solo qualche anno, nel 2009, fa il balente Grazianeddu era finito pure nelle pagine di gossip con la sua ventilata partecipazione al noto reality L’isola dei famosi. Poi smentita.

Il re delle evasioni. Il simbolo di un certo banditismo sardo, soprattutto nella penisola, era conosciuto per le sue numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite). Una vita, ben 40 anni, trascorsi nelle carceri di mezza Italia, 5 anni da latitante, 11 ai domiciliari. Prima della grazia, sfiorata ma non ottenuta, da Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfare aveva anche avuto un ruolo di nel sequestro del piccolo Farouk Kassam nel 1992, con alcuni strascichi. Un anno dopo, infatti, un kalashnikov e altre armi da guerra furono trovate in un suo caseggiato ad Asti, e così fu nuovamente arrestato dopo il ritiro della condizionale.

A 14 anni il suo primo arresto per possesso di un fucile rubato. In quegli anni, insieme ad alcuni dei suoi 9 fratelli, Mesina faceva il servo pastore nella campagne del paese. Poi ancora guai e accuse anonime per l’uccisione del commerciante Pietrino Crasta e la latitanza dei fratelli. da lì una giravolta di accuse e condanne: la prima a 16 anni di reclusione per l’uccisione di Luigi Mereu, in un bar di Orgosolo.

 

 

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share