Il ladro a Mesina: “Scusa, non sapevo che fosse il tuo Suv”. Lui: “Cose che capitano…”

“Chi se ne frega della macchina, sono cose che capitano. Non mi spavento certo per così poco, l’ importante è che non l’abbiano usata per fare altro”. Così Graziano Mesina commenta stamattina il furto e poi l’incendio del suo suv, una Porsche Cayenne nera ridotta in un mucchio di cenere domenica notte a Siniscola. Ma subito dopo arriva la notizia: il ladro chiede scusa a Mesina, non sapeva che la macchina era la sua. Una notizia che Mesina conferma in diretta, e ora pare essersi liberato da un peso. Dopo il rogo salire al proprietario della macchina non è stato facile: i carabinieri della compagnia di Siniscola ci sono riusciti grazie al numero di telaio del motore. Il suv è intestato alla sorella di Mesina, Antonia, presso la quale l’ex primula rossa del Supramonte vive, a Orgosolo. Una macchina che Mesina usava nelle sue escursioni in Supramonte per l’attività di accompagnatore turistico, ma anche nel lavoro di intermediario immobiliare. Sempre rigorosamente guidata da un autista: in genere qualche nipote, oppure un amico dei nipoti. Il furto del Suv è avvenuto domenica, mentre Mesina e il suo autista, pranzavano in un ristorante di Villagrande Strisaili. “Avevamo lasciato la macchina nel parcheggio – dice Mesina -. Le chiavi le avevo in tasca io, dunque pensavo fosse al sicuro. Mi meraviglia il fatto che siano riusciti a farla partire, senza la chiave questa macchina non parte”. Mettere in moto e far partire una macchina come la Porsche Cayenne infatti, con antifurto elettronico e chiave codificata, non è cosa per dilettanti: di sicuro dietro al furto del costoso Suv ( il prezzo va dai 60 ai 100 mila euro) ci vuole l’opera di un professionista. In queste ore Mesina, che è già stato sentito dagli inquirenti, si interroga sull’obiettivo dei ladri. Lo scopo del furto era colpire lui, o la macchina è stata rubata senza che i ladri conoscessero chi fosse il proprietario? “Spero che l’azione non fosse diretta a me” dice lui prima di ricevere la telefonata che lo ha fatto tranquillizzare sull’identità del ladro.

L’ex primula rossa del Supramonte era preoccupato. Il furto di una Porsche Cayenne non è cosa comune in Sardegna. In primo luogo per la difficoltà dell’operazione. E poi nei paesi della Barbagia, in cui il furto di macchine è attività appetibile solo per lo smercio dei pezzi, non c’è una ricerca spasmodica di pezzi meccanici per Suv così costosi. Gli inquirenti indagano sulle dinamiche del furto per arrivare agli autori. Ancora non si sa se i ladri dopo aver lasciato l’Ogliastra, si siano diretti verso Siniscola passando prima dalla strada provinciale 389 fino a Nuoro e poi dalla 131 d.c.n, oppure se abbiano preso altre strade. Una volta giunti alla vecchia cava di calcare di Concas, dove l’auto è stata incendiata, i malviventi pare abbiano tentato di buttare il suv in una vasca utilizzata per lavorare la calce. Ma poi non riuscendoci hanno preferito darle fuoco, magari per cancellare tracce importanti che potrebbero far risalire alla loro identità. Conclude Mesina, che non riesce a nascondere la sua amarezza: “Dopo aver denunciato il furto, sono stato avvistato ieri sera dagli inquirenti, che mi hanno detto del ritrovamento dell’auto. Certo se in questo momento sapere che i ladri non volevano colpire me è un sollievo. Ma le cose devo essere prima accertate”.

Maria Giovanna Fossati

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