Giornata del donatore di sangue, in Sardegna è emergenza continua

Buone condizioni di salute, età tra i 18 e i 65 anni, un peso corporeo superiore ai cinquanta chili: per essere donatori di sangue non ci vuole poi molto. Basta rispettare queste tre condizioni e chiunque può avvicinarsi in un centro di raccolta e fare un piccolo gesto d’amore per sé stessi e per gli altri. In Sardegna lo sappiamo bene, se è vero che siamo tra le regioni italiane con più alto indice di donazioni, al di sopra della media nazionale, e con un grandissimo numero di giovani coinvolti. E però non basta: nell’Isola ci sono circa mille talassemici e per questo la quantità di sangue che arriva dalla raccolta dei volontari non è sufficiente. La Giornata del donatore di sangue che si celebra oggi in tutto il mondo, voluta dall’Organizzazione mondiale della sanità sin dal 2004, serve anche per ricordarci che la solidarietà esiste ed è forte ma bisogna fare di più, non solo nell’emergenza ma in tutti i giorni dell’anno. “Non aspettare che si verifichino dei disastri. Che cosa puoi fare? Dona sangue. Dona ora. Dona spesso”, è lo slogan scelto per la Giornata del donatore di sangue 2017.

In Sardegna grazie ai donatori raccogliamo ogni anno circa 80 mila sacche di sangue (nel 2016 sono state 82.287) , ma ne servirebbero 105 mila. In totale ogni giorno in Sardegna si usano circa 200, 300 unità (la metà per i talassemici che hanno bisogno di 2 o 3 unità ogni tre settimane) per raggiungere l’autosufficienza ne servirebbero altre 80 ogni giorno. Siamo tra le regioni più generose, eppure la carenza di sangue è cronica.

Giovanni Demarcus, volontario Avis da record: “Donare è un’emozione indescrivibile”

La donazione

In Sardegna ci sono i centri trasfusionali degli ospedali e le unità di raccolta (sedi fisse o autoemoteche) gestite dalle associazioni di volontariato come Avis, Croce Rossa Italiana o Fidas.”Molte persone non donano il sangue perché hanno paura dell’ago – si legge sul sito dell’Avis provinciale di Cagliari, sede in via Talete – in realtà la puntura dell’ago è così lieve da essere assolutamente sopportabile per chiunque”. Gli aspiranti donatori, dopo un colloquio con un medico che ne accerta le condizioni di salute e l’idoneità con esami su battito cardiaco, pressione arteriosa ed emoglobina, firmano un consenso e poi vengono sottoposti a un prelievo che si pratica sempre con materiale monouso e personale specializzato: “È assolutamente innocuo per il donatore e ha una durata di circa 5-8 minuti” precisano ancora dall’Avis. Il volume massimo di sangue prelevato, stabilito per legge, equivale a circa 0,45 litri su un totale corporeo di circa 4 o 5 litri. Dopo il prelievo al donatore viene offerta una colazione, il lavoratore dipendente ha inoltre diritto a una giornata di riposo retribuita. I cittadini possono recarsi nelle strutture distribuite in tutta l’Isola: oltre ai centri trasfusionali ospedalieri (a Cagliari ad esempio quella del ‘Brotzu’) ci sono le otto sedi provinciali Avis, e alcune delle sedi comunali, 160 in tutta la Sardegna, dove si può donare il sangue. Ci sono poi le autoemoteche provinciali che si spostano, fanno tappa nelle scuole e nelle università, stazionano nelle strade di vari comuni seguendo un calendario preciso. La donazione di sangue in Italia è volontaria, anonima e gratuita: quella a pagamento è un reato perseguibile in base alla legge 219/2005.

Chi non può donare il sangue

Tra le cause di esclusione temporanea, stabilite da decreti ministeriali, raccomandazioni delle società scientifiche, dell’Unione Europea e dell’Associazione Mondiale della Sanità, ci sono lo stato di gravidanza (fino ad un’anno dal parto), l’aver soggiornato in paesi tropicali, l’essersi sottoposti nei mesi precedenti a vaccinazioni, interventi chirurgici, tatuaggi, agopuntura o piercing: devono passare almeno 4 mesi dall’intervento alla donazione. Non possono dare il sangue le persone con comportamenti a rischio per assunzione di droghe o rapporti sessuali non protetti, o quelle affette da patologie croniche, epatiti virali, cardiopatie o risultate positive a test di sifilide, epatiti, HIV.

Francesca Mulas

 

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