Geoparco fuori dall’Unesco, la rabbia: milioni di euro fermi e Comuni ignorati

Quella che in molti sui social definiscono la Unescoexit ha scatenato nell’Isola reazioni rabbia e amarezza. Politici, imprenditori, operatori turistici, enti e soprattutto le amministrazioni delle comunità che fanno parte del Parco Geominerario della Sardegna, appena espulso dalla Rete dei Geoparchi dell’Unesco, non si danno pace per l’occasione sprecata e il lavoro mancato.

“È una grande opportunità che perdiamo, stare nella Rete Unesco non significa solo avere per cappello un brand prestigioso, ma cogliere le opportunità che ne derivano per la valorizzazione dei beni materiali e immateriali di tutte le comunità e territori”. La rabbia di Mauro Usai, sindaco di Iglesias e presidente della Comunità dei primi cittadini del Parco, socia a tutti gli effetti dell’Ente, non è celata: “Una delle prescrizioni dell’Unesco per il cartellino verde alla permanenza nella Rete era che il Parco collaborasse con i Comuni, che mettesse a disposizione risorse per arrivare dove i Comuni, soprattutto in termini di promozione, non arrivano. Invece nulla – racconta Usai a Sardinia Post -, ci sono oltre dodici milioni di euro di avanzo nel bilancio dell’Ente e sono fermi, mai utilizzati”.

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Il primo cittadino della città mineraria punta il dito contro Tarcisio Agus, “è il presidente del Parco dopo decenni di commissari, doveva fare di più, invece ha lacerato i rapporti con i Comuni, soprattutto quelli più virtuosi in fatto di iniziative e azioni di creazione, gestione e promozione dei siti, come Buggerru, Iglesias, Narcao o Carbonia“. Usai racconta di progetti approvati e risorse dedicate per valorizzare siti come la Laveria Lamarmora, “ma l’immobilismo e l’incapacità gestionale hanno bloccato tutto”.

Usai, che per venerdì 4 ottobre ha convocato i colleghi sindaci del Parco per fare il punto della situazione, chiede di delegare ai Comuni le attività e l’utilizzo delle risorse: “Spero che questa bocciatura serva a risvegliare le coscienze. Devono fidarsi dei Comuni, diano a noi amministratori la possibilità di spendere bene i soldi a disposizione”.

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E tra gli ‘imbufaliti’ per il cartellino rosso dell’Unesco c’è anche Sandro Mezzolani, ex dirigente del Parco oltre dieci anni fa. Il Parco, nato nel 2001 dopo una rivolta sfociata nell’occupazione della galleria del Pozzo Sella da parte del consigliere regionale Giampiero Pinna nel novembre del 2000 durata un anno, fu poi commissariato dopo cinque anni. Non decollava e il legame con il destino di quegli impianti e la questione occupazionale – entrambi nodi politico-economici delle giunte regionali – lo immobilizzava. Allora uno dei dirigenti era proprio Sandro Mezzolani ed erano gli anni in cui si cominciò il percorso verso il cartellino verde dell’Unesco per l’ingresso nella Rete dei geoparchi.

“Quando la maestra è disperata per l’andamento della classe prende la decisione drastica, riparte da zero e io per questo intendo che si deve ripartire dallo studio di fattibilità del Parco Geominerario, preparato nel 1999 da veri esperti (di Progemisa e Università di Cagliari). Basta aggiornarlo, inserendo il compito di valorizzare tutte le aree di interesse geologico, come richiesto dall’Unesco”, scrive Mezzolani su Facebook.

L’ex dirigente chiede le dimissioni del presidente e propone un nuovo commissariamento: “La soluzione ottimale, vista la disastrosa bocciatura, sia il commissariamento dell’ente con una figura tecnica in grado di avviare subito il percorso di rivalidazione con l’Unesco, di definire bene la strategia di promozione dei siti, di formare gli operatori e di organizzare un tessuto ramificato nel territorio, ovvero riaprire le sedi d’area – scrive -. Evidentemente anche la struttura del Parco Geominerario va rivista, sia con l’implementazione di nuove figure (nel settore del marketing, dei progetti comunitari, della comunicazione e della geologia) sia nell’organigramma dei vertici”.

Marzia Piga

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