Francesca Barracciu a giudizio: la difesa chiede l’annullamento del processo

Un’ora di udienza segnata dallo scontro tra difesa e accusa: ecco cosa è successo questa mattina nel tribunale di Cagliari.

Luigi Franco Satta, l’avvocato difensore di Francesca Barracciu a giudizio per un presunto peculato di 81mila euro, ha chiesto l’annullamento del processo che si è aperto oggi nel tribunale di Cagliari, davanti alla seconda sezione penale presieduta da Massimo Poddighe. Al legale dell’ex consigliera regionale, finita sul banco degli imputati nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi relativa alla legislatura 2004-2009, ha replicato il pm Marco Cocco che ha respinto tutte le eccezioni mosse dalla difesa. Il giudice ha così disposto un breve rinvio per sciogliere la riserva: il pronunciamento è atteso per il prossimo 17 marzo.

È durata un’ora l’udienza di oggi che, di fatto, segna l’apertura del processo contro la Barracciu, un processo che l’avvocato Satta considera però “ingiustificato”. Il legale ha motivato la propria richiesta con tre ragioni. La prima è che “lo stralcio della posizione della Barracciu è da considerarsi illegittimo, visto che il 21 marzo 2015 la pubblica accusa motivò la decisione col fatto di aver raccolto elementi sufficienti per chiudere le indagini e sollecitare addirittura un provvedimento di interdizione dalla carica di sottosegretario. Ma tre giorni dopo, il 24 marzo, il sostituto ha chiesto la proroga delle indagini per altri sei mesi”.

Il secondo motivo per il quale la difesa ha sollecitato l’annullamento del processo è che “il pm ha formulato un’imputazione opaca“. Secondo Satta, “alla Barracciu viene contestato il peculato con un equivoco di fondo: i denari oggetto della contestazione non venivano assegnati preventivamente, ma erano dati come reintegro di un esborso del tutto privato, già effettuato dall’interessato”. L’avvocato ha così sollecitato la “riformulazione di un’imputazione in grazia di Dio”.

La terza ragione a sostegno dell’annullamento del processo è che “è stata leso il diritto della difesa, in quanto lo stralcio del processo si può configurare con una secretazione degli atti, visto che la mia assistita non ha accesso ai fascicoli degli altri consiglieri regionali indagati nelle medesima inchiesta”. E si tratta di trentadue ex rappresentanti della massima assemblea sarda, allora eletti nelle liste di Ds, Margherita e Progetto Sardegna, tutti indagati col procedimento numero 11.486/2013.

Nella replica, il pubblico ministero ha detto intanto: “A questa Corte, l’avvocato Satta ha omesso di riferire che lo stralcio fu deciso dopo due interrogatori e la presentazione di altrettante memorie. E ciò non è avvenuto perché l’allora difesa, rappresentata dai legali Giuseppe Macciotta e Carlo Federico Grosso, fosse incappata in una trappola ordita dal pm. Fu la stessa ex consigliera regionale a presentarsi volontariamente in Procura insieme ai suoi avvocati, dicendosi pronta a rispondere alle domande dell’accusa rimaste inevase. Non mi pare che nessuno sia caduto in presunte suggestioni messe in atto dal pm, tanto da far apparire sprovveduti sia i legali che la Barracciu stessa. Si optò per lo stralcio – ha proseguito il magistrato – dopo le incongruenze emerse dall’esame del materiale consegnato dalla difesa. C’era la necessità di approfondire alcuni aspetti sulla posizione dell’ex consigliera”.

Le incongruenze in questione erano relative alla famosa difesa chilometrica, nella quale l‘ex consigliera giustificò i 33mila euro inizialmente contestati dalla Procura come spese per il carburante, pari a 72mila chilometri percorsi nel biennio 2006-2008. Ma proprio dall’analisi di quelle tabelle, nelle quali venivano indicati date e luoghi degli spostamenti, emerse che in due diverse circostanze la Barracciu è risultata all’estero negli stessi giorni in cui aveva affermato di trovarsi in Sardegna.

Quanto al diritto della difesa leso, come ha sostenuto il legale della Barracciu, il pm ha osservato: “Se la pubblica accusa avesse secretato documenti, gli avvocati di parte, e mi riferisco sia ai precedenti che all’attuale, avrebbero dovuto chiedere un accesso agli atti. Ma ciò non è accaduto. E come risulta dalla chiusura indagini del procedimento 11.486/2013, avvenuta il 9 dicembre 2015, non esiste nemmeno alcuna connessione tra la Barracciu e le altre posizioni. Alla luce di quanto detto, credo che la difesa non si sarebbe dovuta avventurare in supposte lesioni del diritto di difesa, parlando di processo illegittimo, ingiustificato e di un’imputazione fatta con una superficialità, sino a diventare indeterminata e opaca”.

Il pubblico ministero ha chiuso la propria replica con queste parole: “Rilevo che l’avvocato Satta si è portato avanti col lavoro. Sul punto del peculato (quando ha parlato di fondi ai gruppi assegnati come “reintegro di un esborso già effettuato”), reclama l’assenza dell’onere della prova a carico della pubblica accusa. A me pare che questi siano argomenti da arringa”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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