DIARIO. Carola Farci, volontaria per gli Sahrawi. Il grande cuore dei sardi

Carola Farci, cagliaritana 28enne, è partita sabato per un progetto di volontariato con il popolo Sahrawi, che da quarant’anni vive esule nel deserto dell’Algeria a causa di contrasti con il Marocco. La giovane, insieme al gruppo dell’associazione Looking4, dopo un lungo viaggio in aereo da Cagliari verso Tindouf ha raggiunto in campo di Auserd, nel mezzo di un deserto arido e inospitale. L’ultima parte del percorso il gruppo è stato scortato dall’esercito algerino e poi da quello della RASD, Repubblica Araba Saharawi Democratica. Dopo le prime puntate del diario (qui il viaggio e l’arrivo, qui il secondo e terzo giorno nel deserto) ecco in esclusiva per SardiniaPost il racconto della quarta giornata). 

Oggi vi scrivo a sera tarda perché la giornata è stata lunga e impegnativa. Comincia a sentirsi la stanchezza e siamo ormai composti all’80% da sabbia. Ma l’umore della ciurma è molto alto e le persone attorno a noi di una gentilezza impressionante.
Mi è venuto in mente che non vi ho ancora raccontato da chi è composta la spedizione. Allora rimedio subito.
In primis, Alice Vannozzi, la presidentessa dell’associazione Looking4. È una ragazza di una trentina d’anni con la grinta di Hercules e la maturità di Nonna Salice. Impressionante. La conosco da un pezzo ma mi stupisce ogni volta, abbiamo tre anni di differenza e mi fa da mamma. Alice viene ai campi Saharawi dal 2001, più o meno tutti gli anni. È una di famiglia qui, e sa sempre come comportarsi, anche nelle situazioni più impreviste. Conosce tutti e tutti la conoscono ed è lei che sorveglia la nostra alimentazione, stando attenta a non farci mettere in bocca alimenti potenzialmente mortali o, peggio, diarroici. Il gruppo si muove sempre tutto insieme e l’infezione intestinale di uno è la disperazione di tutti.
Se Alice è la cerniera tra il nostro mondo e quello Saharawi, Adriano Drammissino è “l’uomo emergenze”. Adriano lavora nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e per più di dieci anni è stato all’estero occupandosi di gestione di situazioni di crisi. Tanto per capirci, il suo curriculum vanta un anno in Afghanistan, due anni in Congo, due anni in Libano, un anno in Guatemala, e così via. Adriano parla poco e la sua posa statuaria regala serenità: averlo con noi è sinonimo di sicurezza. Se Alice è la mamma, lui è il papà, ed è anche l’unico che non bada alle raccomandazioni sul cibo di cui sopra: siamo tutti consapevoli che il suo apparato intestinale è perfettamente capace di digerire qualunque cosa, dagli spiedini di sasso al plutonio.
Poi c’è Marco. Di Marco ho già un po’ parlato perché è lui che si occupa di psicomotricità ed è l’unico che si stacca dal gruppo: mentre noi facciamo i nostri giri quotidiani, lui va a casa dei bambini che hanno dei disturbi e lavora con loro. Da quando è arrivato al campo le famiglie lo contattano costantemente per chiedere il suo aiuto. La sua forza interiore è infinita, e io non riesco a smettere di ammirarlo.
Infine, Andrea, detto anche Claudio, il nostro fotografo ufficiale. Il suo occhio arriva ovunque e su di lui non è necessario mi dilunghi perché se seguirete Looking4 su Facebook (e invito tutti a mettere il like alla pagina) potrete vedere di persona i frutti del suo lavoro nel corso delle prossime settimane.

E ora: veniamo a noi!
Stamattina è stata una giornata piena: siamo andati prima in ospedale a portare i medicinali raccolti dall’associazione nel corso degli ultimi mesi. Poi siamo passati dalla “governatrice”, cioè la presidentessa della provincia, che ci ha raccontato i tre problemi che affliggono maggiormente il territorio: la mancanza di acqua, la mancanza di lavoro, lo smaltimento dei rifiuti. Inutile dirvi che in questi pochi giorni che siamo qua li abbiamo potuti notare tutt’e tre in tutta la loro enormità.

Siamo poi stati alla radio provinciale, una struttura un po’ fatiscente, con la sabbia che si infila in ogni dove e i macchinari che sembrano usciti direttamente dagli anni Ottanta. Ma con due donne grintosissime a gestirla. Ci hanno fatto delle piccole interviste e io ho raccontato loro del grande calore che il popolo sardo sta dimostrando nel seguire questa vicenda (nella foto l’intervista in radio).
Avrete probabilmente notato il ruolo importantissimo che hanno le donne nella gestione della società. La maggior parte della popolazione dei campi è infatti formata da donne e bambini, perché tantissimi uomini sono all’estero alla disperata ricerca di lavoro o sono morti durante la guerra. Le donne hanno allora preso in mano le funzioni pubbliche, che svolgono con generosità e forte senso pratico. Sono loro il futuro e la speranza di questo popolo, e noi non possiamo che guardarle e stringere loro le mani.

Il pomeriggio è stato un altro momento molto forte perché siamo andati a trovare delle famiglie particolarmente povere. L’associazione Looking4 ha infatti avviato già da alcuni anni un sostegno per le famiglie bisognose. Si tratta di una sorta di adozione a distanza, ma non vale per il singolo bambino bensì per tutto il nucleo familiare. Parliamo infatti di famiglie spesso numerose, e sarebbe impensabile immaginare di sostenere uno solo dei bimbi, dando magari a lui più possibilità che ai fratelli. Per questo nasce il “sostegno alle famiglie” di Looking4, che ogni anno porta qui ai campi Saharawi sia l’aiuto economico mandato dalla famiglia “adottiva”, sia del materiale ad hoc: vestiti, medicine, quaderni, etc.
Qui ci sono famiglie che davvero hanno poco o niente. Ovvero: una tenda in cui stare. E basta. Eppure tutte tentano di offrirti qualcosa, che può essere un tè o un piccolo regalino. Sono famiglie bellissime, in cui la mamma, spesso sola, si fa in quattro per garantire un avvenire ai propri bimbi. Siamo andati a trovarli, a portare la loro “adozione”, abbiamo fato le foto con tutti e coccolato ‘sti piccoli monelli. Osservarli lì, in quell’angolo della tenda, con il moccio, le mosche, e il sorriso, ferisce e fa bene allo stesso tempo.
E, come nel caso di Marco, anche in questo caso si sono già avvicinate nuove famiglie, chiedendo una mano per il prossimo anno. Proveremo a dargliela, e se qualcuno tra voi lettori di Sardiniapost volesse farsi avanti, vi invito a contattare Looking4, sia dalla pagina Facebook, sia dal sito.

E anche per oggi vi saluto e vi chiedo di fare due chiacchiere tra voi, di raccontarvi mentre cenate la storia di questo popolo costretto a fuggire dalla propria terra e senza più acqua, che però non ha esaurito generosità e spirito di accoglienza.
Ps: e grazie per tutto l’affetto che ci state mandando, leggendo questi articoli, commentandoli, scrivendoci. A chi ci scrive che ci ammira voglio rispondere in maniera molto netta: noi non facciamo niente di più di tutti coloro che in questi mesi hanno donato anche solo una piccolissima cifra. Non potremmo fare nulla di nulla senza di loro e senza di voi. Grazie ancora.

Carola Farci

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