Centrale Powercrop: è veleno “verde”?

Sorti come funghi ai quattro angoli dell’isola, gli impianti a biomassa sono considerati gli emblemi di un nuovo corso industriale eco-compatibile, capace di creare occupazione e una fonte stabile di reddito per il mondo agricolo. Anche per la megacentrale da 50 Megawatt elettrici che Powercrop, joint venture paritetica tra Enel GreenPower e Seci Energia del gruppo Maccaferri, costruirà a Macchiareddu è stato detto lo stesso. Ma è davvero così? I dubbi sono molti: riguardano il consumo del territorio e il pericolo di inquinamento, col timore che vengano sprigionate sostanze cancerogene.

Ma andiamo con ordine.

UN “MOSTRO” DA 180 MILIONI DI EURO NELL’AREA INDUSTRIALE DI CAGLIARI

La centrale comprende una caldaia a biomasse, due gruppi ad olio vegetale, un impianto a biogas e un piccolo fotovoltaico, sarà attiva 24 ore al giorno per 350 giorni all’anno, per un totale di 8.000 ore. Apparirà così la centrale di Macchiareddu, area industriale di Cagliari: un complesso di silos, caldaie e bracci meccanici sempre in funzione. In pratica, un festival delle rinnovabili o, meglio, una produzione a ciclo continuo che porterà nelle casse della Powercrop decine di milioni di euro tra Cip6 e Certificati verdi.

Già benedetto dall’Unione europea e dallo Stato italiano con 180 milioni di euro, il progetto di riconversione dell’ex zuccherificio di Villasor nel nuovo polo “verde” di Macchiareddu ha ricevuto nel febbraio del 2010 il via libera anche dalla giunta regionale guidata da Cappellacci. C’è però un vincolo: la Powercrop deve attivare una filiera agro-energetica di concerto con le organizzazioni degli agricoltori. In pratica, l’impianto dovrà essere alimentato da biomassa locale: brassica carinata, eucalipto e triticale dovranno essere coltivati in loco.

“La creazione di una filiera agro-energetica – ha ribadito la Powercrop lo scorso 3 luglio – è il nostro fiore all’occhiello, il vero cuore del progetto”. Solo che, per alimentare la caldaia e i gruppi a olio vegetale di Macchiareddu, servono oltre 300.000 tonnellate di biomassa all’anno. E, finora, della “filiera” manco l’ombra.

Il primo passo per la realizzazione di questa filiera agro-energetica fu fatto a Roma, presso il Ministero delle Politiche agricole, il 31 ottobre 2007, quando Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), Copagri, Regione Sardegna ed Eridiana-Sadam del gruppo Maccaferri firmarono l’Accordo di filiera, un’intesa di massima per la produzione di biomassa.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share