Dall’altare della sua piccola parrocchia di Castiadas, terra di contadini e ville al mare, fu uno dei primi a denunciare l’arrivo di imprenditori sospetti e soldi riciclati dalla camorra. Nei giorni della maxi inchiesta con 17 indagati tra cui l’europarlamentare di Fi, Salvatore Cicu, spunta un aneddoto degno delle cronache campane. Si legge nelle pagine de L’Unione sarda oggi in edicola. Don Luigi Grecu nel 2008 aveva lanciato dal Sarrabus, qualche chilometro a nord di Villasimius, un duro monito che fece storcere il naso a molti e partirono accuse di “denigrazione”. Uno smacco per l’immagine turistica “pulita” della zona. Queste le sue parole: “È dovere di tutti condurre una battaglia contro i peccatori del cemento e contro chi ripulisce il denaro del diavolo”. Dieci anni fa, a Costa Rei, una villa era stata sequestrata alla mafia.
Ora, il caso Villasimius e le quote del terreno del villaggio S’Incantu rivendute ai Casalesi. Secondo quanto scritto dal gip i Giuseppe Pintori nel decreto che ha portato al sequestro di beni per oltre venti milioni di euro i soldi sarebbero arrivati in contanti, attraverso un trafficante, e depositati in una cassetta di sicurezza aperta – per conto di Cicu – dall’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.
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