‘Albertino’ ucciso, il 18enne arrestato: “Un incidente, ho sparato per errore”

Si chiama Lukas Saba – e non Luca come diffuso inizialmente – il 18enne arrestato per la morte di Alberto Melone, ieri ad Alghero. Nel lunghissimo interrogatorio davanti al pm Mario Leo, il giovane, accusato di omicidio volontario, ha raccontato di aver ucciso ‘Albertino’ per errore. Il 18enne finito nel carcere di Sassari ha solo ammesso di aver sparato, ma senza l’intenzione di ammazzare l’amico.

La versione dei fatti non convince gli inquirenti che per ora hanno deciso di non cambiare il capo di imputazione. Stando a quanto riferito del presunto omicida, difeso dall’avvocato Gabriele Satta, i due ragazzi stavano giocando con la pistola e il colpo sarebbe partito per errore. Ma su tutto va chiarito perché in quella casa di piazza Teatro, ad Alghero, ci fosse appunto una pistola. Un calibro 22 che Saba aveva ancora in tasca quando è stato portato in caserma. Al momento non si sa di chi sia l’arma, mentre è certo che alle 21,30, quando ‘Albertino’ è stato ucciso, nell’appartamento c’erano anche altri due amici della vittima e del presunto omicida, entrambi sentiti dal sostituto procuratore. Ma nei loro confronti non pende alcuna accusa.

Lukas Saba e Alberto Melone si frequentavano da anni, abitualmente, e in passato erano finiti nei guai per una vicenda (non specificata) che li ha fatti anche finire sotto processo. Erano insieme pure ieri. Prima di andare nell’appartamento di piazza Teatro, avevano bevuto qualcosa ‘Da Trico’, in via Mazzini, il bar dei genitori di Albertino. Lì sono rimasti sino alle 20,45. È l’ultima volta che mamma Mariella e papà Antonello hanno visto il loro figlio vivo.

Sulla tragedia di piazza Teatro è intervenuto il sindaco Mario Bruno. “Il fatto di ieri notte – ha scritto su Facebook – è solo la punta di un iceberg che ci impone una reazione seria, fatta soprattutto di una proposta di valori, di attenzioni, di ascolti, di luoghi e di progetti. Ci riguarda tutti. Nessuno si tiri indietro. Oggi – prosegue il post – è però ancora una giornata di dolore, di vicinanza concreta a Mariella e Antonello, di riflessione seria anche sulla nostra adeguatezza a essere testimoni e promotori di una proposta diversa di vita, di comunità educante, che esige, mentre ancora ci asciughiamo le lacrime, una forte reazione collettiva”.

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