Agguato a Silanus, il pensionato salvato dal figlio militare

Al momento dell’agguato che ha ferito Peppino Motzo, ex infermiere di 67 anni, nelle campagne di Silanus (Nuoro), con lui c’era anche il figlio Michele, di 35, militare della Brigata Sassari, il quale nell’agosto del 2011 era rimasto ferito in Afghanistan mentre guidava il Lince fatto saltare in aria da un’esplosione.

Ed è stata probabilmente la presenza del figlio a salvare la vita a Peppino Mozzo: il killer, infatti, si è fermato dopo la prima fucilata e non si è avvicinato. Michele ha dato subito l’allarme e avrebbe visto scappare una persona incappucciata e vestita con una tuta mimetica.

Ora il padre potrebbe essere sottoposto ad intervento chirurgico. I medici dell’ospedale San Francesco di Nuoro valutano in queste ore le condizioni cliniche del pensionato per decidere le modalità dell’intervento. L’uomo è stato raggiunto al fianco sinistro, le sue condizioni sarebbero gravi anche se non correrebbe pericolo di vita.

Mozzo, questa mattina alle 8, a bordo della Panda guidata dal figlio si è recato nel podere fra Silanus e Lei per accudire i maiali. Un percorso che in genere faceva da solo. Stamattina con lui c’era invece anche il figlio.

Sul luogo del ferimento sono intervenuti il personale del 118 e i carabinieri della stazione di Silanus e del Nucleo operativo del Comando provinciale, che hanno avviato le indagini per individuare responsabile e movente. A Silanus Peppino Mozzo è conosciuto come una persona onesta e laboriosa, così come la sua famiglia. Il precedente omicidio risale a un mese e mezzo fa: Bachisio Cossu, operaio di 34 anni, venne ucciso davanti alla compagna.

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