Aborto, il medico obiettore: “Interrompere una gravidanza è omicidio”

Intervista al ginecologo obiettore Enrico Silvetti. Che dice: “Interrompere la gravidanza è omicidio, secondo me”.

Enrico Silvetti ha 54 anni. È un ginecologo cagliaritano obiettore. Meglio: lo è diventato, “da una ventina d’anni”. Perché “agli inizi non te lo puoi permettere – dice -. Ai tempi della mia gavetta, e sto parlando degli anni Ottanta, l’interruzione di gravidanza rientrava addirittura tra le prestazioni in compartecipazione: per un ospedale erano soldi in più, nessuno ci rinunciava”. Silvetti – che lavora al policlinico di Monserrato – la dice diretta: “L’aborto è omicidio. Quando uno spermatozoo feconda un ovocito, si scatena il finimondo: si accende una vita”.

Dottore, è cattolico?

Sì.

È obiettore perché è cattolico?

No, sono antiabortista perché sono un medico. Il mio lavoro è difendere la vita.

Il diritto all’aborto non lo difende?

Non è un diritto, è un omicidio, secondo me.

Ricordo del suo periodo da omicida, allora.

Donne e ragazze di buona famiglia che dalla città andavano in provincia per abortire. Pelliccia indosso e un certificato con su scritto “Interruzione di gravidanza per ragioni socio-economiche”.

Cosa avrebbero dovuto fare?

Preferisco dire cosa dovrebbe fare la società: a scuola è necessario educare alla gravidanza responsabile. Anzi: è meglio parlare di informazione alla gravidanza responsabile.

Che differenza c’è?

L’educazione sessuale orienta, è pericolosa. Ci sono già troppi medici ideologicizzati che fanno proselitismo con le loro apocalittiche convinzioni.

Al pari degli obiettori, in tal caso.

La liberalizzazione del sesso e del corpo ha cancellato l’amore. Tutto è diventato consumismo. Mercificazione femminile e maschile. Oggi se non ti dai, non esisti. La verginità è diventata un tabù, un peso da cui disfarsi subito. Si è passati da un eccesso all’altro. Anche l’aborto è diventato un capriccio.

Ma se anche fosse un capriccio, quale sarebbe il problema?

Non si può arrivare al pensiero unico dell’aborto.

Attualmente sono in vantaggio i ginecologi obiettori, almeno sotto il profilo numerico.

A livello internazionale ci sono spinte per cancellare il nostro diritto. Io non giudico, ma non voglio essere giudicato. Non accetto le guerre sante contro gli anti-abortisti.

Oltre all’aborto, un medico obiettore cos’altro non fa?

Io non metto la spirale, per esempio.

Con la spirale in cosa consisterebbe il presunto omicidio?

Impedisce a un embrione di annidarsi nell’utero. Di diventare vita.

È una guerra santa anche la sua, così.

E perché? Non esiste differenza tra un bambino e un embrione. Lo dimostra il fatto che appena una donna sa di essere incinta, dice di aspettare un bimbo, non un embrione.

La pillola la prescrive?

La pillola sì.

Come mai non è omicidio?

Il processo è più naturale. Semplicemente evita l’ovulazione.

La Chiesa, però, bandisce qualsiasi tipo di contraccettivo, pillola inclusa.

È vero, la Chiesa non accetta interferenze nemmeno sulla fertilità, ma con la pillola non si sta uccidendo nessuno. Siamo in tempi in cui si può almeno riconoscere la separazione tra momento copulativo e riproduttivo.

Posto che la 194 non le piace e la cancellerebbe, c’è qualcosa che proprio fatica a sopportare?

L’articolo 6, commi A e B: regolano l’aborto terapeutico, cioè dopo i 90 giorni, in caso di grave pericolo di via per la donna. Ma nessuno ha pensato a quella del feto. Succede che se respira quando nasce, lo si lascia morire. Lo si guarda sino a quando non spira. Trovo ugualmente assurdo che tra i pericoli di vita per la donna sia contemplata la minaccia del suicidio.

Le sembra poco?

Mi sembra che, in caso di minaccia di suicidio, si debba andare dallo psichiatra, non dal ginecologo. Non mi risulta che l’aborto curi la depressione.

Conosce personalmente i motivi per le quali le donne decidono di abortire?

Ci sono stati casi in cui una gravidanza è stata interrotta per un labbro leporino. O per un piede torto. Si tratta di motivi davvero frivoli. Sono segni di superbia umana, di onnipotenza. Peraltro, sul feto che si decide di abortire, non vengono mai fatti esami per confermare le eventuali alterazioni cromosomiche rilevate durante la gravidanza.

Trova che siano necessarie?

Nessuno si assume la responsabilità di esaminare i feti per non scoprire che, magari, la diagnosi era sbagliata.

Oltre la superbia umana, come la chiama lei, ci possono essere gravi malformazioni gravi del feto che spingono una donna, o una coppia, a scegliere l’aborto. Si è messo mai al posto di quei genitori?

Ci sono ovviamente situazioni drammatiche, e nelle quali bisogna trovarsi. Io non so che decisione prenderei.

Però, la tranquillizza l’idea di sapere che un medico non obiettore, in tal caso, asseconderebbe il suo desiderio di concordare l’aborto.

Io, di certo, le mani non me le sporcherei.

La maternità surrogata le piace?

Trovo assurdo avere un figlio a 53 anni, c’è una differenza anagrafica enorme. Non può essere che tutto sia considerato un diritto, a danno del nascituro. E i doveri dove sono?

Dove sono?

Si arrivi alla gravidanza responsabile. Solo così non ci sarà più bisogno di abortire.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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