Il coming out di Gianluigi Piras due mesi dopo il caso Isinbayeva: “Sono gay”

Il 16 agosto fu al centro di un caso nazionale. Per quella frase su Yelena Isinbayeva postata sulla sua pagina Facebook (“Per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”) fu accusato di incitamento al femminicidio, di machismo, e anche d’essere un uomo violento e volgare. Travolto dalla critiche, Gianluigi Piras, 36 anni, esponente civatiano emergente del Pd sardo, consigliere comunale a Jerzu, si scusò pubblicamente e annunciò che si sarebbe dimesso da tutte le cariche. Adesso, a meno di due mesi dal fattaccio, il coming out davanti ai suoi paesani: Piras ha dichiarato di essere gay.

L’atleta russa aveva appunto preso le difese di Putin e della sue leggi discriminatorie nei confronti degli omosessuali. Anche lei più tardi si era scusata e aveva fatto una mezza marcia indietro. Ma intanto la polemica era esplosa a livello planetario ed era stata ripresa in quel modo maldestro da Piras. Che adesso, col suo coming out, chiarisce che quella frase feroce gli fu ispirata anche dalla sua condizione personale. Anche se, ha ribadito, non fu dettata dall’emotività, ma da un ragionamento. La formulazione corretta sarebbe stata: lei, Isinbayeva, dice queste cose contro gli omosessuali ed è come se qualcuno le augurasse… Fatto sta che la formula non fu quella. E Piras è consapevole dell’errore.

Ha parlato ai compaesani venerdì scorso. Il suo intervento è sintetizzato in un servizio che appare su La Nuova Sardegna oggi in edicola. “La premessa del mio discorso – ha detto Piras – ha origini lontane, quando a tredici anni mi sono accorto di provare delle pulsioni per le persone del mio stesso sesso. Qualcosa cambia. Ti ritrovi in biblioteca a leggere e a informarti sull’omosessualità, credendola una malattia per trovarne la cura. Poi scopri che la cura non esiste perché non si tratta di una malattia. Ma non è semplice in una società e in una realtà come la nostra dove senti i padri fare affermazioni del tipo: ‘Meglio un figlio morto che gay’”.

Nell’occasione Piras ha anche fatto sapere di aver cambiato idea quanto alle dimissioni dal consiglio comunale: resterà al suo posto. D’altra parte nessuno gli ha chiesto di andarsene. Ha rinnovato le sue scuse per l’attacco alla Isinbayeva, ha ribadito di essere da sempre impegnato della difesa dei diritti. Ha anche criticato i vertici del Pd che non si sarebbero sforzati di capire quali erano le sue reali intenzioni.

Piras continua ad animare quasi quotidianamente la sua pagina Facebook. Alle primarie sostiene Andrea Murgia che, nei giorni scorsi, ha visitato Jerzu nel corso del suo giro elettorale. Uno degli ultimi post è dedicato alle polemiche scatenate dall’uscita anti-gay di Guido Barilla: “Da questo momento, nella mia famiglia, non si comprerà più alcun prodotto Barilla. Rispetto per le posizioni personali, ma quando le posizioni personali si traducono in una linea politica aziendale, allora le conseguenti reazioni da parte dell’opinione pubblica rischiano di essere ben altre, e operano nel disinteresse dell’azienda. Una brutta scivolata diciamo”.

N.B.

 

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