Sono le 11,39 quando Gianluigi Piras rompe il silenzio. Ormai la sua uscita su Elena Isinbayeva (“Per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza”) ha fatto il giro d’Italia. Scatenando un coro pressoché unanime di reazioni indignate. Lo stesso Pippo Civati, il leader di riferimento di Piras, è intervenuto per definirla “riprovevole”. Ed ecco il post del pentimento: “Chiedo perdono, con sincerità”. Fino alla scelta netta, nettissima: dimissioni da tutti gli incarichi. Dentro e fuori il Pd.
È post lunghissimo e sofferto. “Lo stupro – comincia Piras – è inaudita violenza. Ma il danno è enorme e quando si sbaglia, in politica come nella vita, c’è sempre un prezzo da pagare, e io intendo pagare. Lo stupro, e lo stupro di una donna in particolare, è uno dei più violenti, efferati e raccapriccianti crimini che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto”.
Cita Franca Rame (“Lo stupro è peggio dell’omicidio, perché almeno quando sei morta è tutto finito e basta”). Afferma di aver invocato la violenza sulla Isinbayeva perché urtato dalle parole della campionessa russa, schierata al fianco di Vladimir Putin nella negazione di ogni diritto ai gay.
LA SPIEGAZIONE- “Su di me – si legge ancora nel nuovo post sul suo profilo Facebook – queste dichiarazioni hanno avuto un impatto violento, ancor più poiché pronunciate da un atleta e da una donna”. Quanto è bastato per “riaccendere nella mia mente quelle che nel nazismo sarebbero diventate le premesse per le leggi razziali, tese a creare nell’opinione pubblica una sorta di legittimazione culturale nei confronti dell’oppressione e dello sterminio del popolo ebreo”.
“Per essere molto più chiari – scrive ancora – il significato del mio post non è neanche lontanamente da intendersi come un augurio o un auspicio a che la Isinbayeva (e chicchessia) possa e essere stuprata, né in piazza né altrove. Il paradosso da me utilizzato è semmai da intendersi in questo senso: talmente sono gravi le affermazioni della Isinbayeva che arriva a giustificare una legge tra le quali conseguenze registriamo stupri di donne lesbiche. E siccome poi la campionessa russa ci ha ripensato e ha detto di essere stata fraintesa, ho fatto quella paradossale dichiarazione”.
Tant’è: Piras, quasi presago, ieri, alla fine del suo commento diventato guerra mediatica, aveva aggiunto: “Magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”. Ma sui social network (e non solo), l’ex consigliere comunale di Ierzu è stato preso sul serio. L’ha capito troppo tardi.
SCELTA NETTA. “Irrevocabilmente – annuncia nell’ultimo post – rassegno le dimissioni dalla Presidenza del Forum Regionale sui Diritti civili del Partito democratico sardo e dalla direzione regionale; rassegno irrevocabilmente le dimissioni dal Consiglio comunale di Jerzu; rassegno irrevocabilmente le dimissioni dal coordinamento regionale di Anci giovane; rimetto nelle mani del Segretario regionale e nazionale del Partito Democratico la mia tessera di iscritto e rassegno irrevocabilmente le dimissioni da coordinatore provinciale di Prossima Italia, associazione impegnata da sempre con grande determinazione nelle battaglie in difesa dei diritti civili e che in questa fase sta sostenendo la candidatura di Giuseppe Civati alla Segreteria Nazionale del Pd”.
Piras fa calare il sipario su se stesso, per il momento. “Ho perso l’autorevolezza e la credibilità, che andranno riconquistate pazientemente e faticosamente”. Chiede “perdono”.
Alessandra Carta