Enrico Lobina e Stefania Frau: “Tu chiamale, se vuoi, ”esercitazioni’. Per noi è guerra”

Da Enrico Lobina e Stefania Frau, riceviamo e pubblichiamo

La Sardegna è un’isola militarizzata. Questo lo sanno tutti (?). Pensiamo che, comunque, siano troppo pochi quelli che ne parlano pur sapendolo. Sono troppi coloro che non s’indignano abbastanza.
Il 61% delle servitù militari italiane sono in Sardegna. Vogliamo dare i numeri? Allora segniamoci la prossima terna: 21/9/14 (21 settembre 2014). Quel giorno dovrebbe iniziare l’autunno nero nell’isola: dalla nostra amata macchia mediterranea sempreverde infatti non saranno tanto le foglie di mirto e corbezzolo a cadere, quanto i missili, i razzi e le bombe con cui poi Israele proseguirà lo sterminio della popolazione palestinese.
Ne consegue, perlomeno, una smorfia indigesta. O qualcosa di più?
Questo però non è un brutto sogno, ma semplicemente il ‘‘ricco programma di esercitazioni” , da parte dell’aeronautica militare israeliana, in un territorio esteso che va da Quirra a Perdasdefogu, da Teulada a Capo Frasca fino a Macomer e che (ri)comincerà proprio il 21 settembre.

Conosciamo bene le conseguenze disastrose, sia per l’uomo che per l’ambiente, legate alla sperimentazione di armi. A questo aggiungiamo la complicità insita nel lasciar perpetuare un eccidio, accogliendo un cambio di stagione a suon di bombardamenti. Non possiamo restare in silenzio. Sardigna Libera ed il senatore Cotti già non lo sono.

In poche settimane più di 1300 morti (57 israeliani). Le vittime innocenti sono la maggioranza, come sempre accade nelle storie di guerra, violenza e prevaricazione.
Gli obiettivi sono anche le scuole, la notizia sorprende e lascia poi impietriti, tant’è che di fronte a tali atrocità ci convinciamo di non poter far nulla per fermare un tale disastro. E così ci distraiamo, convincendoci del fatto che intanto a casa nostra la guerra non si farà. E invece è proprio a casa nostra che la guerra si prepara e anche da una posizione privilegiata. Ma i sardi ripudiano o no la guerra? L’articolo 11 della Costituzione pare essere minato e, allora, come costruire la pace?

Siamo preoccupati per la nostra isola e per le generazioni future, per il popolo palestinese e per tutte le vittime di guerre e di ingiustizie sociali.
Tutto il mondo si sta mobilitando e sta denunciando a gran voce Israele. Anche noi sardi dobbiamo schierarci e i nostri rappresentanti politici dovrebbero essere in grado di amplificare il nostro “No alla guerra”, perché oggi più che mai la pace è l’unica scelta possibile. Non vogliamo essere complici di tutto questo, e chiediamo a tutti voi che leggerete di riflettere sulle conseguenze che derivano dal non prendere la sola posizione accettabile: il divieto assoluto di esecuzione del programma di esercitazioni previsto tra meno di 2 mesi, l’ embargo a Israele e la smilitarizzazione definitiva dell’isola.

L’invito per la popolazione sarda è di continuare ad esprimere il proprio dissenso quotidianamente e di ritrovarsi tutti in piazza il 21 di settembre, se la Regione in primis e tutti i Comuni non si schiereranno radicalmente. Bisogna agire con urgenza.
Siamo in debito con le generazioni future e dobbiamo le nostre più profonde scuse al popolo palestinese per esserci resi complici del massacro, e alla nostra terra per averla ceduta e resa schiavitù militare.
Norman Finkelstein, storico e politogo statunitense, esorta alla disobbedienza civile ed il 30 luglio, durante una manifestazione a New York, è stato arrestato insieme ad altre 24 persone.
Lui e tanti altri esortano i governi a fermare questo conflitto ad opera di Israele. La voce del popolo palestinese deve essere accompagnata ora più che mai dal nostro canto di protesta: incomintzat sa passientzia in su populu a mancare!

Stefania Frau
Enrico Lobina

Qui il link dove poter firmare la lettera indirizzata al Presidente della Regione Pigliaru, proposta da Sardigna Libera.

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