Medici Isde: “Sì alle comunità energetiche, no al gas algerino e all’invasione dell’eolico”

Isde, l’associazione che raccoglie i medici per l’ambiente e in Sardegna è presieduta da Domenico Scanu, ha diffuso oggi, insieme ai vertici nazionali, una nota stampa sul futuro energetico in Sardegna partendo dal fatto che l’Isola deve puntare sulle fonti rinnovabili per “tutelare la salute e raggiungere l’emancipazione economica e politica”.

“Mai quanto oggi – è l’appello dei medici Isde – la Sardegna è chiamata ad una riflessione sui modelli energetici da tempo imposti e subìti. È da oltre sessant’anni che questa terra è sacrificata sull’altare di grandi profitti estranei ai sardi con pesanti ricadute in termini di ambiente e salute delle nostre comunità. Eppure a tutt’oggi l’aggressione all’ambiente non si allenta. Si prospettano nuove centrali a carbone, centrali a biomasse, il potenziamento degli impianti di incenerimento e l’ampliamento delle discariche. Si riaffacciano progetti per le infrastrutture come metanodotto”, così come “il programma delle invasioni degli impianti eolici e lo sviluppo di centrali a gas con ulteriori infrastrutture per lo stoccaggio e la rigassificazione del gnl”.

L’Isde bolla lo scenario come “giro di affari inarrestabile”. E sottolinea: “Per affrontare l’uscita dal carbone, ad esempio (tecnicamente phase out), non sarebbero necessarie nuove centrali a gas. È chiaro che gli investimenti miliardari previsti per il gas fossile saranno sottratti alle energie rinnovabili, unica soluzione al cambiamento climatico. Per quanto riguarda l’idrogeno, combustibile cosiddetto ‘pulito’ e considerato da enti pubblici e privati come soluzione definitiva ai problemi del clima, merita qualche puntualizzazione. L’idrogeno ‘verde’ si ottiene dall’elettricità rinnovabile ed è considerato ‘amico del clima’, ma costituisce meno dello 0,1 per cento dell’idrogeno targato Ue. Oltre il 90 per cento deriva dai combustibili fossili che alterano il clima, come l’idrogeno ‘grigio’ derivato da gas fossile”.

Ancora sul punto: “Le pressioni di chi vede nell’idrogeno ottenuto da gas fossile il ‘combustibile di transizione’, sarebbero supportate dalla tesi secondo cui le emissioni si possono catturare, stoccare e usare attraverso nuove tecnologie. Si tratta di tecnologie non collaudate e assai costose. Per le lobby del gas, l’idrogeno ricavato dai gas fossili e cosiddetto ‘blu’ sarebbe a basse emissioni di carbonio. In realtà alimenterebbe i profitti dell’industria, in nome di una patina di sostenibilità. È chiaro – precisa ancora l’Isde – che la lobby del gas intende strumentalizzare l’idrogeno per preservare il modello energetico attuale: centralizzato e incentrato sull’energia fossile, posseduto e controllato da un manipolo di multinazionali dell’energia”.

I medici per l’ambiente si mettono a disposizione: “È nostro compito dare un contributo di informazione scientifica quando le analisi e le scelte programmatiche e progettuali non sono sostenute da opportune conoscenze sul piano tecnico e scientifico-sanitario. Nelle scelte energetiche, non si possono più ignorare i costi esterni, relativi a malattie e decessi riconducibili alle emissioni di inquinanti. Si tratta di costi che gravano sulle comunità e sulle casse della Regione e che seppur richiesti dalla programmazione Europea, non vengono mai calcolati”.

Isde boccia anche il Galsi. “”Il futuro non può essere garantito dal gas metano, l’ennesima fonte fossile altamente inquinante e con strutture obsolete che attraverserebbero l’Isola, non in modo incruento, per il passaggio del gas metano dall’Algeria all’Europa. La Sardegna, come si evince dalla letteratura scientifica, mostra dati preoccupanti su mortalità̀ e incidenza di patologie connesse alle attività industriali in vaste aree dell’Isola. Perciò è importante che la Regione e i 377 Comuni sardi portino avanti politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a partire dalle aree Sin (Siti di interesse nazionale) con le dovute analisi di rischio e l’adozione di misure come quelle delle comunità energetiche: efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio”.

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