Comunità energetiche: la crisi e le bollette diventano ‘sostenibili’

Matteo Sau

di Matteo Sau

La crisi energetica fa paura e questo è un dato di fatto. Improvvisamente, il prezzo delle bollette è schizzato, mettendo in crisi famiglie e imprese. La guerra in Ucraina ha peggiorato ancora di più la situazione e sono venuti al pettine i nodi rappresentati da una dipendenza energetica nei confronti dell’est Europa e che adesso preoccupa.

In uno scenario decisamente cupo c’è la possibilità di avere un po’ meno paura e ammortizzare i costi, attraverso un’opera di condivisione. A sperimentare questo percorso sono le comunità energetiche, piccoli centri in cui sfruttando le fonti naturali, si distribuisce l’energia alle persone che ne fanno parte, siano privati o attività.

In Sardegna i primi passi sono stati fatti a Villanovaforru e Ussaramanna, due centri che non superano i 650 abitanti ma che hanno avuto il coraggio di rendersi indipendenti dal punto di vista energetico. Altri due paesi in Sardegna hanno scelto di puntare su questa esperienza: Berchidda e Benetutti.

In sostanza, attraverso un impianto fotovoltaico al quale sono collegati gli utenti, l’energia viene distribuita nelle case con una riduzione potenziale dei costi che si aggira intorno al 20 per cento. Piccole comunità (esistono anche alcune esperienze condominiali) che puntano all’autosufficienza e alle soluzioni meno impattanti.

Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru crede nel progetto e addirittura rilancia: “Sono sempre favorevole a processi partecipativi e la comunità energetica ne rappresenta un aspetto molto importante. L’obiettivo è allargare l’utenza per coinvolgere tutti gli abitanti del paese”. Ovviamente tra la suggestione e la realizzazione c’è una serie di passaggi, burocratici e politici, che ne rallentano l’attuazione. “La nostra comunità energetica – prosegue Onnis – esiste dallo scorso luglio. Dopo l’estate abbiamo montato i pannelli ma l’Enel deve ancora allacciare l’impianto. Solo dopo potremo produrre energia”.

Anche a Ussaramanna l’esperienza di condivisione prodotta da fonti rinnovabili rappresenta un passaggio importante per l’autonomia energetica. Il sindaco Marco Sideri, così come il collega Onnis, pensa ad allargare l’utenza in attesa della normativa nazionale che dovrebbe essere attiva a giugno. Nel frattempo anche in questo piccolo centro “siamo in attesa che l’Enel faccia la connessione e speriamo accada in poco tempo”.

A Ussaramanna “c’è un impianto comunale che accumula energia e diversi consumatori collegati – spiega Sideri -. Possono aderire privati cittadini e attività commerciali, queste ultime con un limite per evitare che fagocitino tutta la produzione. Noi abbiamo cinque esercizi come bar e botteghe ma in futuro sarebbe auspicabile l’adesione di privati anche per investire. Bisognerebbe rendere conveniente sostenere questo tipo di produzione”.

Ed è in questo contesto che dovrebbe entrare in gioco la politica perché finora le comunità energetiche hanno avuto tanti allori e pochi ori. Il disegno di legge regionale che le disciplina è fermo da due anni in attesa che venga avviata la discussione e nell’ultima Finanziaria “non era previsto nessuno stanziamento”, sottolinea Maurizio Onnis.

La consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù, aveva presentato un emendamento per finanziare la nascita delle comunità energetiche ma è stato bocciato. “Reputo questo tipo di esperienza molto importante – sottolinea la consigliera – l’autoproduzione di energia permette di gestire anche la tutela ambientale e contrastare le multinazionali che stanno cominciando a fare razzia con l’idea di realizzare super impianti”.

Sul fronte della Giunta c’è una delibera approvata il 25 febbraio di quest’anno in cui si valorizza (sulla carta) la nascita delle comunità energetiche con l’ordine di “dare mandato al Servizio Energia ed economia verde della Direzione generale dell’assessorato all’Industria per la predisposizione e pubblicazione di avvisi di manifestazioni di interesse e bandi per la promozione e costituzione di comunità energetiche e di configurazioni di autoconsumo collettivo nel territorio regionale“.

In attesa che i proclami diventino atti concreti, insomma finanziamenti, è necessario riflettere su un altro aspetto molto importante che riguarda le fonti rinnovabili che non devono essere lo specchietto per le allodole a discapito dell’equilibrio ambientale. La Sardegna è terra di agricoltura e turismo e questi due elementi devono essere comunque salvaguardati. Le comunità energetiche hanno il vantaggio di dimensionare le esigenze reali per quello che serve: in attesa che la politica agisca perché il sole lo fa già tutti i giorni.

Matteo Sau

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