Province, salve le 4 storiche. Sindacati da Erriu: “In bilico 2mila lavoratori”

La riforma delle Province è in ballo da tempo. In mezzo c’è stato pure un referendum regionale che di fatto non ha cambiato di una virgola lo stato delle cose (nonostante il plebiscito sulla cancellazione delle cosiddette nuove). Poi una girandola di ipotesi: tra commissariamenti e cancellazioni. Ora la strada in Sardegna sembra essere tracciata: si torna alle quattro province storiche. Ossia Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari – istituite da leggi nazionali e costituzionali. Intoccabili, insomma. Questa la riforma dell’Esecutivo guidato da Francesco Pigliaru, secondo la ricetta dell’assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu. Da realizzare entro sei mesi, in cui scompariranno (o meglio, saranno riassorbite) le province nuove, istituite dalla Regione, alcune meno di dieci anni fa: Ogliastra, Medio Campidano, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias.

E proprio oggi Deriu incontrerà i sindacati. Dopo le proteste nazionali contro la legge di stabilità che stabilisce il piano nazionale e le mobilitazioni locali, soprattutto a Nuoro. La preoccupazione è sempre la stessa: che con le Province vengano stracciati i posti di lavoro. Nell’Isola i dipendenti sono circa 2mila a cui si aggiungono i 500 che lavorano per le società partecipate. Un piccolo esercito nel mare della disoccupazione sarda. Da salvare, questo l’obbiettivo di Erriu. Come? A livello nazionale se salta la ricollocazione entro due anni arriva la mobilità. In Sardegna, invece, si punta a non perdere nemmeno una busta paga.

Di fatto gli enti saranno svuotati di competenze e con le competenze (se ne sono contante ben 140) passeranno di mano anche i dipendenti. Dalle Province alle Unioni di Comuni e ai Comuni. Questo il piano Erriu per cui passeranno di mano anche i costi. Dettaglio di non poco conto. A cui si aggiungono comunque le preoccupazioni dei lavoratori, soprattutto di quelli che gravitano attorno alle società in house.

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