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Caos Province

Secondo Renzi, l’abolizione degli enti intermedi farà risparmiare due miliardi. Per la Corte dei conti, 35 milioni. Delunas (Pd): “Demagogia”.

Risparmio per le casse dello Stato, più poteri ai Comuni, grandi vantaggi per cittadini e amministratori: il disegno di legge Delrio sull’abolizione delle Province o “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni dei comuni” negli intenti del Governo Renzi è sinonimo di economia, semplificazione, meno spese per gli italiani. Il  provvedimento è stato approvato pochi giorni fa dal Senato e questa settimana sarà al vaglio della Camera dei Deputati. Considerando che le riforme di Renzi stanno marciando a tappe forzate è probabile che anche questa avrà tempi record e dopo un’altalena tra referendum, commissariamenti, polemiche e ricorsi siamo giunti alla svolta anche in Sardegna. Ma cosa cambierà in concreto per le province isolane?

La volontà di far sparire le quattro province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano insieme alle nuove di Olbia-Tempio, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra era già stata decisa dal referendum regionale del 6 maggio 2012: da allora gli otto enti territoriali stanno affrontando un tortuoso percorso tra ricorsi e rinvii che non ha però cambiato di molto il lavoro degli uffici provinciali.

Nessuna conseguenza per ora a Sassari, Nuoro e Oristano, mentre la Regione per mettere in atto la volontà del referendum ha nominato i commissari straordinari nelle quattro province di nuova istituzione insieme a un commissario anche a Cagliari, in sostituzione dell’ex presidente della Provincia Graziano Milia dichiarato decaduto dopo un processo per abuso d’ufficio. Oggi, annientati consigli, presidenti e giunte provinciali, gli impiegati lavorano sull’ordinaria amministrazione in attesa che la Regione o il Governo mandino istruzioni.

Nel frattempo Camera e Senato lavorano sul ddl Del Rio che prevede la cancellazione di 107 province su tutto il territorio nazionale. L’abolizione comunque è per ora solo sulla carta e sono tanti i dubbi da chiarire: l’iter regionale proseguirà il suo corso o sarà rimpiazzato dalla riforma nazionale? Se la riforma non arriverà per tempo cosa accadrà dopo la scadenza del mandato dei commissari e dei presidenti di Sassari, Nuoro e Oristano? Nuovi rinvii o tutto sarà in stand by? E presidenti, giunta e consiglieri continueranno a percepire stipendi e indennità?

La provincia di Cagliari ad esempio potrebbe, secondo la legge nazionale, diventare città metropolitana: un grande territorio di 72 comuni guidato dal sindaco del capoluogo che diventerebbe anche sindaco metropolitano. Gli impegni di Massimo Zedda sarebbero così enormemente moltiplicati, considerato anche che passata la riforma del Senato dovrebbe occupare pure la poltrona di senatore delle Autonomie.

E che ne sarà degli enti di Nuoro, Oristano e Sassari? Potrebbero trasformarsi in province di secondo livello, o enti di gestione di area vasta con competenze non diverse da quelle che già possiedono. Anche Olbia-Tempio, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e Ogliastra potrebbero  essere enti di secondo livello o in alternativa unione di comuni.

Niente più consigli e giunte provinciali, mentre la pianificazione dei territori in tema di ambiente, strade e trasporti sarà valutata da una assemblea composta da sindaci che non avranno però alcun compenso per il lavoro extra. Ecco dunque la parte del risparmio che secondo il premier Matteo Renzi dovrebbe tradursi in due miliardi di euro (ma la Corte dei Conti ne calcola “solo” 35 milioni).

Non tutti sono così ottimisti e c’è chi parla di risparmi irrisori: “Confondere i costi della politica con i costi della democrazia partecipata dal basso, come è una elezione a suffragio universale, è stato il refrain di questi ultimi anni – sostiene Stefano Delunas, dirigente PD ed ex consigliere della Provincia di Cagliari -. Si poteva raggiungere lo stesso obbiettivo diminuendo il numero dei consiglieri provinciali ed il numero degli assessori ed eliminare semmai i costi derivanti dalle indennità e dei gettoni di presenza con i relativi rimborsi benzina”.

L’abolizione delle province, non immediata e ancora caotica, avrebbe dunque per ora solo valenza propagandistica: tante e feroci sono le critiche al disegno di legge Delrio raccolte dall’Unione delle Province Italiane, e anche nell’isola i pareri non sono proprio ottimisti.

“Si è voluto scegliere la via più popolare e quella di facile consenso – prosegue Delunas – ed il paradosso è che i 7000 enti, società in house, società partecipate di Regioni, Province ed Comuni sono ancora lì, con migliaia di componenti dei consigli di amministrazione, una pletora di collegi revisori dei conti, consulenti vari e spese di rappresentanza. Eppure in Sardegna avevamo votato un referendum per eliminare proprio i consigli di amministrazione che nella vulgata popolare rappresentano proprio i posti di sottogoverno per i politici trombati. Nel ddl Delrio pertanto vengono aboliti gli eletti ma non l’ente provincia con il suo patrimonio e con le  risorse economiche ed umane. Si trasformano in enti cosiddetti di secondo livello di gestione dei problemi dell’area vasta e continueranno a gestire funzioni delegate come l’edilizia scolastica, l’ambiente, il sistema dei trasporti e la viabilità”.

Il futuro, secondo il dirigente PD, è incerto: “Cosa accadrà adesso in Sardegna? Bisognerà trovare qualche quartina di Nostradamus per capire come uscir fuori dal caos? Di sicuro c’è che le province non sono state abolite”.

Francesca Mulas

 

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