Legge di stabilità, è caos Province. A Nuoro in 250 occupano la sala consiliare

Duecentocinquanta dipendenti della Provincia di Nuoro hanno occupato questa mattina la sala consiliare. I lavoratori, sostenuti unitariamente dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, vivono l’incertezza sul loro futuro dopo l’abolizione delle Province elettive scritta nella Legge di Stabilità e protestano contro la mancata chiarezza sul riordino delle competenze. Le single confederali, intorno alle 13,15, hanno dato formalmente l‘ordine nazionale di procedere con l’occupazione di tutte le sede degli enti intermedi.

“L’emendamento alla Legge di stabilità con il taglio dei trasferimenti – hanno detto Sandro Fronteddu e Giorgio Mustaro, rispettivamente di Cgil e Cisl – è una spada di Damocle. Significa che sarà complicato pagare gli stipendi, mentre parlare di esercizi e di funzioni è pura fantasia.” Da più parti si parla di migliaia di esuberi, ma dalla politica non trapela niente. “In Sardegna poi – sottolineano i sindacalisti – il disegno di legge che ridisegna le autonomie locali è ancora in alto mare. Oggi abbiamo messo in atto una occupazione simbolica, strutturata in forma di assemblea ma per i prossimi giorni cercheremo di mettere in atto altre forme di protesta per avere delle risposte sul futuro dei dipendenti”. Il presidente della Provincia barabaricina, Costantino Tidu, ha ribadito di condividere le ragioni della protesta e di essere al fianco dei lavoratori.

E proprio sulla riforma della Regione arriva una nota dall’assessore agli Enti Locali, Cristiano Erriu. “Martedì 23 dicembre la Giunta regionale dovrebbe approvare la legge di riordino degli enti locali che prevede il superamento dell’attuale assetto istituzionale (Regione, Province, Comuni)”. Nel dettaglio, il ddl prevede che l’ente intermedio tra Comuni e Regione sarà l’Unione dei Comuni, mentre le Province (tre sono previste per Statuto) saranno svuotate progressivamente di competenze. Così è emerso dall’audizione di Erriu in Commissione Autonomia del Consiglio regionale, presieduta da Francesco Agus (Sel).

Per il passaggio delle funzioni verrà creato un osservatorio regionale, mentre i commissari hanno chiesto all’assessore che per i circa duemila dipendenti diretti, più quelli delle società in house e i precari non si creino in Sardegna gli stessi problemi che stanno caratterizzando la riforma in altre regioni (ritardi nei pagamenti degli stipendi, ecc.). Le Unioni dei Comuni avranno una popolazione minima di 10mila abitanti e saranno dei veri e propri enti locali con personalità giuridica, mentre le associazioni dei Comuni potranno essere formate da amministrazioni con non meno di 180mila abitanti. Potrebbe essere anche prevista un ente a metà tra le due figure: le unioni dei centri metropolitani per Comuni non contigui, ma con connessioni importanti. Tutte le amministrazioni, però, saranno obbligate a consorziarsi nelle Unioni che avranno organi di secondo livello. Via libera anche alla città metropolitana di Cagliari che però non coinciderà con l’intera attuale provincia: ci saranno i Comuni dell’area vasta (forum dei sindaci) e si potranno associare anche altre amministrazioni che lo chiederanno.

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