Ora Pigliaru alza la voce con gli alleati. Dura risposta al “Fronte progressista”

Si sta rivelando particolarmente complessa la seconda parte della legislatura in Regione, col presidente Francesco Pigliaru tirato sempre di più per la giacchetta dagli alleati. Di venerdì l’ultima bordata contro il governatore, firmata dal Campo Progressista, il cartello politico che nell’Isola ha riunito ex Sel e Centro Democratico. Uno dei suoi leader, il senatore Luciano Uras, venerdì ha accusato il capo della Giunta di non fare abbastanza perché alla Sardegna venga riconosciuto lo status di insularità. Pigliaru, che in questi tre anni e spiccioli di governo aveva fatto della mediazione la sua bandiera, ha avuto una reazione insolitamente dura e infastidita.

Ma andiamo con ordine. In una conferenza stampa convocata l’altro giorno – alla quale hanno partecipato i consiglieri regionale del Campo Progressista, Francesco Agus (ex Sel) e Anna Maria Busia (Cd) – Uras aveva tra l’altro affermato: “Pigliaru ha il dovere di presentare un dossier sull’insularità a Palazzo Chigi, poi sarà il Governo italiano a chiedere a Bruxelles che quel diritto non ci sia più negato”. Per raggiungere l’obiettivo, è stata suggerita “la costituzione di un comitato di esperti”. E ancora: facendo sponda col deputato del Cd Roberto Capelli, compagno di Uras in tante battaglia (i due firmano spesso documenti congiunti), il senatore aveva concluso: “Gran parte del lavoro preliminare per arrivare al dossier, è stato già fatto. Due anni fa il Parlamento ha votato all’unanimità una mozione, firmata da me e da Capelli, che impegna il Governo a sostenere le richieste della Sardegna sull’insularità. In questi giorni, nella manovra contabile nazionale di assestamento del bilancio, al Senato è passato un analogo ordine del giorno”.

La replica di Pigliaru è arrivata attraverso una nota:  “Vorrei dare qualche informazione al senatore Uras che, forse troppo impegnato a scrivere comunicati, non sembra aver trovato il tempo per informarsi su ciò il Governo regionale ha fatto in questi anni in tema di insularità. Per esempio, oggi è piuttosto evidente che per la prima volta si parla seriamente di metanizzazione della Sardegna. E che è stato pubblicato il bando per una nuova, molto migliorata continuità territoriale, resa possibile grazie al finanziamento di 120 milioni del Governo nazionale. E, ancora, che abbiamo risorse per investire sulla rete ferroviaria mai viste da decenni a questa parte”.

In effetti Pigliaru, insieme all’assessore alla Programmazione Raffaele Paci, ha aperto da tempo un “dossier insularità”. È del 29 maggio 2015 il documento che quantifica il costo della condizione geografico-economica della Sardegna in un miliardo e 100 milioni (leggi qui). Ma prima ancora, a ottobre 2014, quindi ad avvio di legislatura, il capo della Giunta sarda aveva chiesto l’attenzione specifica di Bruxelles sul turismo (leggi qui).

Nella risposta a Uras, il governatore elenca le “cose” già acquisite in relazione alla metanizzazione, alle nuove risorse per la continuità territoriale e al Patto per la Sardegna da 2,9 miliardi (leggi qui). “Tutti i risultati – scrive – sono stati ottenuti grazie alla nostra forte pressione sul Governo nazionale, una pressione basata su un nostro serio e accurato dossier sui costi dell’insularità e sui possibili rimedi per superarli. Ma abbiamo fatto anche altro, molto altro – aggiunge -. Abbiamo coinvolto Baleari e Corsica per condividere una posizione comune sul tema. L’obiettivo è esercitare una pressione comune sui tre Governi nazionali: Spagna, Francia e Italia. In questo modo saremo più forti davanti a Bruxelles. Il G7 Trasporti sarà l’occasione per fare il punto su questa iniziativa congiunta e per farla conoscere in dettaglio al ministro Delrio e tutti i partecipanti all’evento. La battaglia sull’insularità – è la conclusione – non è della Giunta o di un particolare gruppo politico. È la battaglia di tutta la Sardegna. C’è bisogno del contributo di tutti, non di polemiche inutili”.

È evidente che Pigliaru si è stufato degli assaggi di “campagna elettorale” che si sono fatti sempre più frequenti negli ultimi mesi. Un fronte nel quale il Campo Progressista si è particolarmente distinto. Proprio dagli ex Sel, infatti, sono arrivate nel tempo gli attacchi più pesanti: dalla richiesta di rimpasto, già un anno fa (leggi qui), compresa la propria assessora, l’ex della Pubblica istruzione Claudia Firino. Poi, nel settembre dell’anno scorso, di nuovo la convergenza col presidente, dopo aver ottenuto la presidenza della Sfirs con l’avvocato Paolo Sestu. Quindi lo scontro, a febbraio di quest’anno, per tenere nell’Esecutivo la Firino. Infine l’annuncio, seguito immediatamente alla sua fondazione, che il Campo Progressista sarebbe rimasto in maggioranza, ma “con le mani libere”.

Con l’avvicinarsi delle Politiche i toni si sono alzati. L’ ipotesi che Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano ex Sel,  possa guidare una coalizione di sinistra e anti-Pd, ha spinto i suoi seguaci isolani a puntare a mettere in contraddizione il governatore sulle battaglie più sentite nell’Isola, come appunto la questione del riconoscimento da parte di Bruxelles di maggiori risorse. Tema, tra l’altro, che fa entrare il Campo progressista in competizione con l’area sovranista e indipendentista. Ricco terreno di “caccia elettorale” in Sardegna.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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