L’organizzatrice delle nozze inchioda Sanjust

La prova a discarico è diventata un micidiale boomerang per Carlo Sanjust. Dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per peculato aveva postato su Facebook  due assegni, tratti dal suo conto personale, per dimostrare di aver pagato di tasca le spese del suo matrimonio. Ma ora, dall’ordinanza, emerge che quei due assegni non erano che l’avvio di una sorta di “partita di giro”:  infatti, secondo l’accusa (sostenuta dalla testimonianza di una delle organizzatrici del matrimonio), i soldi degli assegni rientrarono quasi totalmente (23mila su 25mila euro), in contanti, nelle tasche del consigliere. E il pagamento fu poi effettuato con i fondi del gruppo (all’epoca guidato da Mario Diana) “spalmati” in una serie di fatture realizzate allo scopo.

“Lo stesso Sanjust mi chiese di emettere le fatture intestate a nome del gruppo del Pdl – dichiara agli inquirenti la l’amministratore unico della società che gestì l’evento – spalmandole tra ottobre e dicembre del 2009 e facendo riferimento a un convegno tenuto nell’ottobre del 2009″.

Ma tra i documenti consegnati dagli indagati, e in particolare da Diana e a seguito delle perquisizioni, manca proprio la fattura relativa ai 25 mila euro. “Ciò dimostra in maniera evidente – scrive il Gip nell’ordinanza – la volontà di inquinare le prove documentali sottraendo all’ufficio atti essenziali per ricostruire i fatti: mancavano, infatti, tra le fatture consegnate da Diana, proprio le attestazioni di spesa maggiormente sospette”.

A ottobre dopo le perquisizioni nello studio e nell’abitazione di Sanjust, l’esponente del Pdl si è presentato in Procura per consegnare la copia di un assegno intestato a lui per 12.500 euro e un dettaglio del conto corrente a lui intestato in cui veniva evidenziato l’incasso di un assegno per altri 12.500 euro. In pratica, secondo l’accusa, si tratterebbe dei due assegni consegnati alla società di catering e di cui poi Sanjust avrebbe richiesto la restituzione in contanti. “Tale tentativo di giustificazione – scrive il Gip nell’ordinanza – a poche ore dalla perquisizione rende evidente che, fin dall’inizio, Sanjust e Diana avevano concordato di creare un’apparenza di regolarità contabile”.

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