Scarcerato Matteo Boe, farà ritorno a Lula dai familiari

È tutto pronto a Lula per il rientro di Matteo Boe, l’ex bandito di 59 anni, uscito questa mattina dal carcere di Opera a Milano dopo aver scontato 25 anni di carcere per i sequestri del piccolo Farouk Kassam, Sara Nicoli e Giulio De Angelis. Boe tornerà nel suo paese natale dove lo attendono il fratello e la sorella.

Andrà a vivere nella casa della madre, in piazza Sos Ballos, a due passi dal municipio dove i fratelli hanno preparato un appartamento tutto per lui. L’anziana donna era morta qualche anno fa e Matteo aveva fatto in tempo a darle l’ultimo saluto nei giorni della malattia, durante una licenza premio. A Lula, nella casa dove nel 2004 venne uccisa Luisa, la figlia primogenita di 14 anni di Matteo Boe e Luisa Manfredi, vive anche la ex compagna che lavora all’Igea.

La donna si è rifatta una nuova vita e si è sposata qualche anno fa con un giovane del paese. Mentre gli altri due figli della coppia, Andrea e Marianna, vivono in Emilia Romagna, la terra di Laura Manfredi, dove si trovano per motivi di studio e lavoro. Bocche cucite in paese per il rientro dell’ex latitante, che potrebbe arrivare oggi o domani, e che a novembre compirà 60 anni. Era stato arrestato il 13 ottobre 1992 a Ponte Vecchio in Corsica dove stava trascorrendo qualche giorno assieme alla compagna.

Solo la sorella di latte di Matteo Boe, Tetta Carzedda, accetta di parlare: “Per me è una gioia immensa poter riabbracciare Matteo – ha detto la donna all’ANSA -. Io e lui abbiamo un rapporto da fratelli, mia mamma ha allattato Matteo perché sua madre non aveva latte e le nostre case distano pochi metri. Abbiamo già predisposto tutto in vicinato per il suo arrivo: nessuna festa, solo abbracci e strette di mano. Ora Matteo e tutti noi abbiamo bisogno di tranquillità e non di rinvangare storie dolorose del passato. Spero che da adesso in poi ci sia spazio per la serenità. So che sarà così, perché Matteo è una persona intelligente e ha una cultura fuori dal comune. Ha tanti amici, la famiglia non lo ha mai abbandonato, anzi gli ha dato tutto il sostegno che poteva. E’ giunta l’ora di voltare pagina”.

La storia di Boe: dalla fuga dall’Asinara al sequestro Farouk

L’ex bandito di Lula (Nuoro) venne arrestato il 13 ottobre 1992 a Porto Vecchio, in Corsica, dove stava trascorrendo – da latitante – qualche giorno insieme alla compagna Laura Manfredi e ai figli. Trasferito nel carcere di Marsiglia, venne poi estradato e condannato nel 1996 per il sequestro di Farouk. E’ considerato il bandito sardo più famoso, dopo Graziano Mesina, soprattutto dopo la fuga dal carcere dell’Asinara a bordo di un gommone aiutato dalla moglie. Era il 1986 e stava scontando una condanna a 16 anni per il sequestro di Sara Nicoli. Durante la latitanza prese parte anche al sequestro De Angelis, rapito in Costa Smeralda nel 1988. Ma, in particolare, fu uno dei principali artefici del rapimento di Farouk Kassam, il 15 gennaio del 1992 a Porto Cervo. Al bambino di 7 anni, figlio del titolare di uno degli alberghi più rinomati della Costa Smeralda, era stato mozzato un orecchio prima della liberazione, avvenuta l’11 luglio – grazie all’intermediazione di Mesina – dopo sei mesi di prigionia, in seguito al pagamento di un riscatto, in circostanze mai chiarite. “Matteo Boe? Sì lo conosco, in questi anni mi è sembrata una persona tranquilla, anche se io non ho avuto grandi rapporti con lui, mi tengo alla larga da quelle persone lì. Per la mia esperienza personale, è sicuramente cambiato, non è più la stessa persona di 25 anni fa, tanti anni in carcere ti rendono saggio così come è successo a me altrimenti impazzisci”: ha risposto con ritrosia, e solo di fronte all’insistenza dei giornalisti, un detenuto di Opera uscito in permesso premio, anche lui una lunga condanna da scontare ormai verso la fine. “Comunque in carcere ognuno si fa gli affari suoi. E’ dura. E’ un ambiente non facile, ma ci sono anche iniziative di socializzazione. E si cambia – ha concluso -. Io una volta reagivo d’impulso se ritenevo di essere insultato, oggi mi faccio una risata e sono tranquillo. No, quando si passano più di 20 anni in cella esci che sei una persona diversa. Una volta ero schizzato, ora sono normale e credo che sia così anche per lui”.

 

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