Sanità, in duemila in piazza: “Siamo qui per difendere la salute e gli stipendi”

Duemila dipendenti della sanità sarda, destinati a finire sotto lo stesso ombrello amministrativo dell’Asl unica Ats, hanno protestato questa mattina a Cagliari. Il ritrovo, da tutta l’Isola, alle 10 in piazza del Carmine e da lì il corteo verso il Consiglio regionale, in via Roma. Due i livelli dello sciopero: uno generale contro la riorganizzazione della rete ospedaliera che la Giunta regionale ha approvato a luglio 2015 (leggi qui); l’altro particolare, relativo agli stipendi del comparto tra personale paramedico, tecnici, amministrativi e operatori socio-sanitari (in piazza non c’erano i medici).

Quanto al ddl firmato dall’assessore Luigi Arru, passati due anni la riorganizzazione degli ospedali è ancora all’esame della commissione Sanità del Consiglio che solo in questi giorni dovrebbe approvare la bozza da portare in Aula per il voto definitivo. Arru, che per tutto il 2016 ha girato l’Isola per spiegare il nuovo schema dei posti letto e dei reparti (leggi qui), incontra ancora le resistenze dei piccoli Comuni e delle zone interne.

In prima fila il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana. “Siamo qui – ha detto – per costruire un ponte tra territori e Consiglio regionale. Anche noi siamo contro gli sprechi, ma vogliamo una rete che non abbandoni i territori”. In piazza anche i sindaci: “L’ospedale Merlo non si tocca – ha detto il primo cittadino di La Maddalena, Luca Montella -. Non vogliamo promesse, ma fatti. Vogliamo una sanità che si avvicini al cittadino, e non viaggi della speranza”. Ancora le fasce tricolori. “Fermatevi – ha detto Marco Murgia, sindaco di Ozieri, riferendosi alla politica: non potete fare una riforma contro la gente”. I lavoratori sono arrivati anche da Muravera, Isili e Lanusei. Presenti anche i comitati, come Sa Luxi, che da anni si battono per il diritto alla salute.

Fischi e applausi quando dal palco si comunica l’interruzione dei lavori in commissione regionale Sanità, col presidente Raimondo Perra che ha raggiunto i lavoratori in sciopero sotto il palco. “Sono qui a nome del Consiglio perché dobbiamo ascoltare le ragioni dei lavoratori”. Sul fatto che l’approvazione del ddl sia in ritardo di due anni rispetto all’approvazione della Giunta, Perra ha spiegato: “La Sardegna non riorganizza la rete ospedaliera da trent’anni. Ventiquattro mesi di discussione sono più che legittimi”.

Lo sciopero di oggi è stato organizzato dalle segreteria della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil rappresnetate rispettivamente da Nino Cois, Davide Paderi e Fulvia Murru.

“Vogliamo essere noi cittadini – ha detto Cois – i protagonisti di questa riforma. Siamo in tanti per lottare: una grande manifestazione, una grande partecipazione”. Paderi: “Diciamo basta alle liste d’attesa e ai turni massacranti”. Per la Cisl c’era anche il segretario regionale Ignazio Ganga: “Questo comportamento rischia di danneggiare la tenuta della coesione dei territori”. Così la Murru: “Serve una sanità migliore, questa riforma non ci piace”. Per la Uil ha parlato anche Guido Sarritzu: “La politica dei tagli è arrivata al limite”.

Sotto tiro è finito anche il Mater di Olbia, l’ospedale privato dalla Qatar Foundation che proprio oggi, dopo nuovi voci su una possibile smobilitazione con conseguente mancanza apertura della struttura, ha confermato i propri investimenti. Il Mater offrirà assistenza in quelle specialità mediche non previste dalla sanità pubblica, ma questo modello organizzativo non è gradito ai sindacati.

Sul fronte delle retribuzioni, le sigle confederali lamentano “basse retribuzioni. Non accettiamo che, in questa fase di transizione verso l’Ats, vengano accorpati i fondi contrattuali delle vecchie Asl”. Parallelamente alla manifestazione di Cagliari, ci sono state proteste proprio davanti alla sede della Asl unica a Sassari.

Alplausi durante la manifestazione per Doddore Meloni, scomparso ieri dopo e ricordato con un cartello: “È morto Doddore. Anzi, l’hanno ucciso. L’ha assassinato lo Stato italiano”.

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