Legge casa: l’analisi del Grig. Bene per agro e coste, male per gli stagni

Dopo un lungo iter, durato più di un mese, il Consiglio regionale ha varato la cosiddetta Legge casa. sarà un “ponte” verso la futura legge regionale urbanistica. Ed ecco che arriva l’analisi dell’associazione ambientalista Grig -Gruppo d’intervento giuridico che traccia “luci e ombre” e sottolinea la riduzione degli stessi obiettivi della norma.

Promossi e bocciati. Da un lato, si legge in una nota stampa, c’è stata una virtuosa marcia indietro sulla speculazione immobiliare nella fascia costiera dei 300 metri dalla battigia e la previsione di un lotto minimo di almeno 3 ettari  per l’edificazione nelle zone agricole, dall’altro il Consiglio regionale, a maggioranza trasversale, ha approvato l’ennesima norma scempia-stagni, per sanare abusi edilizi e consentire edificazioni nelle fasce spondali delle saline e delle zone umide salmastre isolane, a iniziare dal ben noto palazzo di Via Gallinara, a Cagliari, per continuare con centinaia di casi analoghi. Una norma ripetitiva di analoga già dichiarata dalla Corte costituzionale illegittima con sentenza n. 308 del 17 dicembre 2013, ricordano gli ambientalisti.

Stagni, questione di Stato. Il testo così formulato interviene sulla qualificazione di beni paesaggistici, individuati normativamente Codice dei beni culturali e del paesaggio, nei beni vincolati e tutelati puntualmente grazie a provvedimenti specifici, nelle aree e negli immobili individuati dai piani paesaggistici.  Si tratta, quindi secondo l’associazione ambientalista, di materia esplicitamente riservata allo Stato come ribadito proprio da una sentenza della Corte costituzionale relativa a norma regionale sarda analoga. Da qui la bocciatura: “Nella migliore (e non esclusiva) delle ipotesi, questo testo aggiunge confusione”.

L’iniziativa. In chiusura l’annuncio dell’iniziativa: “Al momento della pubblicazione sul Buras della legge appena approvata l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus provvederà a chiedere al Governo nazionale di esperire ricorso davanti alla Corte costituzionale per violazione delle competenze normative statali in materia ambientale“. 

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