Essere o non essere. Preferire Matteo il Magnifico, Civati o Cuperlo?

Da Stefano Delunas, Coordinatore del circolo tematico Pd “Quartu nell’area vasta”, riceviamo e pubblichiamo.

 Arriva il congresso del Pd. Chi votare alla segreteria? Il dubbio è amletico. E allora, perché non riadattare il soliloquio del personaggio scespiriano e adattarlo all’attuale situazione? Questo è lo scanzonato risultato.

Essere o non essere, preferire Matteo il magnifico, Civati o Cuperlo? That is the question.

«Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi di Matteo, pur di vincere
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine votando Cuperlo?

Morire, dormire…nient’altro, e con un sonno premonitore dire che poniamo fine al dolore del cuore democratico e ai mille tumulti naturali di cui è erede la nostra povera Italia : è una conclusione da desiderarsi devotamente.

Morire, dormire.
Dormire, forse sognare il PD di Civati ? Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte durato quattro lustri quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale ordito dal cavaliere di arcore
deve farci esitare.

È questo lo scrupolo
che dà al PD la sventura una vita così travagliata e lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo che fu,
il torto del nuovo oppressore, la contumelia dell’uomo superbo e solo al comando,
gli spasimi dell’amore disprezzato verso la costituzione , il ritardo della riforma della legge della giustizia
l’insolenza delle cariche ufficiali nei confronti dei regnanti d’europa, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni cortigiani e giullari di corte o dai nani e danzatrici
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice guinzaglio portando ai giardinetti dudù?

Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa da segretario,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun segretario fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?

Così la coscienza privilegiando la ragione ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero del calcolo
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione».

Stefano Delunas

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