Mario Rebeschini, fotoreporter: “Quel vostro pezzo di luna a su Gologone…”

Mario Rebeschini è follemente innamorato della Sardegna e, quando la racconta, pare quasi che gli occhi azzurri s’illuminino di una luce speciale. Quella che ‘cattura’ con la sua arte. Rebeschini, giornalista professionista, è infatti il presidente dell’Associazione italiana reporter fotografi (AIRF).
Mario Rebeschini è follemente innamorato della Sardegna e, quando la racconta, pare quasi che gli occhi azzurri s’illuminino di una luce speciale. Quella che ‘cattura’ con la sua arte. Rebeschini, giornalista professionista,  è infatti il presidente dell’Associazione italiana reporter fotografi (AIRF). Collabora con quotidiani e settimanali a gira il mondo. Anche correndo qualche serio rischio. Nel gennaio 2013, assieme ad altri tre giornalisti italiani, è stato vittima di un sequestro lampo da parte degli Hezbollah nel sud del Libano.
La sua prima volta in Sardegna?
“Fu durante il servizio di leva, quando decisi di arruolarmi in Marina. Dopo una lunga serie di visite ed esami, iniziai il mio servizio militare a Cagliari, dove fui imbarcato sulla nave “Isonzo” che aveva il compito di rifornire d’acqua potabile le colonie penali italiane. A quel tempo l’Asinara non era ancora un super carcere, ma un luogo di detenzione dove i carcerati erano liberi di circolare nel territorio dell’ “Isola prigione”. Dopo aver scaricato l’acqua veniva organizzata una partita di calcio contro le guardie penitenziarie e in questi incontri avevamo dalla nostra parte il tifo dei detenuti, i quali, quando capitava un fallo a danno dei secondini, si scatenavano e applaudivano animatamente”.
Oltre ai detenuti…
“Un commilitone mi presentò alcuni suoi parenti sardi. Non scorderò mai la splendida famiglia Spano, con cui ho trascorso parte della mia permanenza sull’Isola. Quell’incontro fu molto importante perché cambiò radicalmente la concezione che avevo della vita, in quanto fino ad allora, vista la mia disastrosa infanzia, avevo deciso che non mi sarei mai sposato. Anche se tra di noi non c’era nessun rapporto di parentela, fui accolto come un figlio da questa famiglia cagliaritana. A casa Spano, in via Lazio 4, regnava tanto di quell’amore da farmi cambiare idea sul matrimonio e, se oggi sono felicemente sposato, in parte è merito loro. Un altro incontro particolare, invece, fu quando mi fermai per dare un passaggio ad un autostoppista. Senza saperlo, infatti, caricai in macchina il fratello del latitante orgolese Graziano Mesina, il quale, per ringraziare, mi raccontò la vera storia del fratello famoso”.
Quante foto ha scattato in Sardegna?
“Migliaia. In particolare ho fotografato svariate edizioni della sagra di Sant’Efisio e ho vinto la maschera d’Argento per un servizio sulla Sartiglia di Oristano. La foto che più mi piace, però, l’ho scattata nell’altipiano de Su Gologone, dove c’è un paesaggio lunare veramente fantastico. Un panorama talmente particolare che vi girarono la scena di quando Abramo portò il figlio Isacco sul monte per sacrificarlo a Dio, nel film colossal “I dieci comandamenti”.
Massimiliano Cordeddu

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