“Amo l’indipendenza e il carattere dei sardi. Odio il Billionaire e le promesse non mantenute”

Lidia Ravera è una scrittrice e giornalista italiana. Raggiunge la notorietà nel 1976 con il romanzo “Porci con le ali”. In seguito scrive diversi romanzi e alcuni saggi. Ha collaborato a numerose sceneggiature per il cinema e per la Rai. Il suo romanzo, Le “Seduzioni dell’inverno” è stato finalista al Premio Strega 2008. Nel 2009 è uscito il suo ultimo libro, “La guerra dei figli”.

“Sono stata la prima volta in Sardegna nel 1976, l’anno in cui è uscito “Porci con le ali”. Ricordo che consegnai il manoscritto alla casa editrice e partii a Villasimius con la mia amica Annalisa Usai. Avevo vent’anni e soggiornai, insieme ad altri amici, in una casa che apparteneva ad un parente della mia amica. Quella vacanza mi ha regalato un’emozione fortissima. Era luglio, quando all’improvviso irruppe in casa, sventolando orgogliosamente una copia de “Corriere della sera”, lo zio di Annalisa. C’era una recensione di Giuliano Zincone che decretava il successo del mio libro. Scriveva che “era la cosa più bella che avesse letto da secoli”. A me venne un colpo perché non pensavo che il libro avrebbe avuto un successo del genere.

Villasimius ha rappresentato un momento nodale della mia vita. Da quel giorno tutto è cambiato. Sono tornata in Sardegna e ho soggiornato più volte a Carloforte, che trovo bellissima. Non mi piace, però, la Sardegna della Costa Smeralda, quella del Billionaire. Mi fa orrore. Non ci sono stata e non ci andrò mai, non sono interessata a quel tipo di zoo. Ci sono mille possibilità in Sardegna di sfuggire a quei luoghi ovvi e volgari dei ricconi, dove è tutto leccato. Non mi interessano tutti i posti in Italia che si sono trasformati in quella cosa lì… io li ho cancellati dalle mappe. Quando cala quel tipo di umanità riesce a rovinare tutto, persino la bellezza. 

Del sardo mi piace l’accento, tutte quelle vocali chiuse. E’ uno dei pochi accenti che non mi danno fastidio, anzi mi piace. E poi, in genere, i sardi che conosco sono persone molto indipendenti, anticonformiste e con un carattere definito e, come tutti gli isolani, questo essere, sentirsi, un po’ separati da tutto che aiuta a non essere troppo coinvolti.

Mi dispiace che alle ultime elezioni regionali abbia vinto un membro del clan di Berlusconi. Cosa dovrei pensare? Posso dire che non sono minimamente interessata alla sua sopravvivenza su questa terra. Per non parlare di Soru, quello che prese l’Unità, pure lui un bel tipo. Fece un sacco di promesse che poi non ha mantenuto. Ho lavorato per venticinque anni con l’Unità e un paio di anni fa l’ho lasciata”.

Massimiliano Cordeddu

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