L’intervista. Travis Diener, l’idolo di Sassari: “Rimanere alla Dinamo? Decido a giugno”

Chi segue la Dinamo Sassari da tre anni lo venera come fosse il Dio del basket. Travis Diener, Ala-Diener per i tifosi, è un idolo per chiunque segua o abbia giocato a pallacanestro. È piccolo, agile, veloce. È delicato, soprattutto la schiena è da preservare visto che a 31 anni gli acciacchi si fanno sentire, specie se il corpo non si presta a partite ravvicinate.

Uno dei pregi di Travis Diener è sempre stato quello di dimostrare in Italia che giocando con semplicità si può vincere e convincere il pubblico, con annesse statistiche importanti: quest’anno ha viaggiato ad una media di 16,5 punti a partita per 34 minuti giocati con 2.8 rimbalzi catturati e 7.5 assist. Per la Legabasket è il miglior uomo assist del campionato.

Per iniziare: Travis che fa? Resta a Sassari o va ad illuminare col suo gioco altre arene in giro per l’Europa? Lui sorride, se lo aspettava. L’Alba Berlino, formazione tedesca, gli ha offerto un contratto milionario, un sogno per ogni cestista. Milano e Siena sono sulle sue tracce e anche il Panathinaikos pare stia preparando una offerta da capogiro.

“Non so ancora nulla del mio futuro. Lo dico sincero – afferma – non ho ancora parlato con nessun team straniero o italiano. Ho avuto un bellissimo colloquio con Stefano (Sardara, presidente della Dinamo, ndr) e nient’altro. Deciderò nel giro di poche settimane, credo entro metà giugno avrò le idee più chiare. Per ora non so davvero dove sarò il prossimo anno”.

Risponde con uno sguardo molto sereno, pacato. Sta dicendo la verità, gli eventi si stanno succedendo velocemente e prima di sapere dove giocherà a partire da ottobre, vuole sapere che ne sarà della sua estate. Se tornerà in America, a Fond du Lac, a godersi un po’ di riposo o se dovrà indossare le scarpette e correre su un parquet europeo, quello sloveno dei campionati europei di basket. Infatti da oggi Diener ha il doppio passaporto grazie alle origini siciliane della moglie. Questo status permetterà alla Dinamo Sassari o a qualunque altra società italiana che lo ingaggerà di schierarlo come italiano, liberando un posto fondamentale per acquisire un altro americano.

“Credo che giocare con la nazionale italiana possa essere un sogno per tutti. Ci sono grandi giocatori, penso a Datome o Gallinari o Belinelli. Al momento non ho ancora il passaporto in mano (sorride ed indica il palmo, ndr), quando lo avrò allora deciderò cosa sarà meglio per il mio futuro. Non chiudo la porta a nessuno sviluppo”.

Ritorniamo alla scorsa settimana, a gara7 con Cantù. Travis è stato uno dei più delusi da questo finale, non se l’aspettava. Avrebbe voluto puntare ad arrivare almeno in finale: il posto, dice lui, dove stanno i giocatori più forti.

“Ritengo che Cantù abbia giocato davvero bene in gara7. Noi siamo partiti contratti, avevamo paura di sbagliare. Nei primi dieci minuti non abbiamo giocato come volevamo e sapevamo fare. Non ci siamo arresi, ma alla fine non abbiamo trovato la via giusta per vincere. Sono rimasto deluso da questo finale poiché il sogno era quello di vincere il titolo. La Dinamo è davvero un bel team e penso che abbiamo avuto una buona chance per arrivare a giocarci il titolo. Non si arriva secondi per caso. Penso che gara3, 4 e 6 a Cantù non sono state gestite molto bene. Potevamo fare meglio. Questo oltre che noi, ha lasciato scontenti anche i nostri meravigliosi tifosi”.

Tanta delusione ma l’anno della Dinamo è stato fantastico. Raggiunto un secondo posto storico, giocata una Eurocup discreta, vinto in casa delle squadre più blasonate. Travis asserisce con la testa e dice la sua: “Abbiamo avuto una stagione assolutamente magnifica. Ventidue vittorie sono un record per la Dinamo. Al di là del finale un po’ triste sono orgoglioso della nostra squadra e del lavoro compiuto”.

E per Travis quali sono i ricordi più vivi di questa stagione? “Oh, sicuramente quando abbiamo vinto di 30 punti contro Siena qui a Sassari. Il nostro pubblico era al settimo cielo. Personalmente invece la partita di ritorno a Siena, è stato il mio orgoglio personale”.

Il suo orgoglio si chiamano 33 punti, 6 assist e 6 rimbalzi contro uno dei migliori playmaker americani presenti in Europa, Bobby Brown. La Sardegna non manca. Gli è rimasta nel cuore da subito, da quando è arrivato tre anni fa. Qual è allora la prima fotografia che vede nel ricordare il suo primo giorno nell’isola? Chiude gli occhi per qualche istante, poi li riapre. “Ricordo che ho fatto un viaggio molto lungo. Sono arrivato all’aeroporto e non sapevo cosa mi aspettasse. Non ero mai stato stato in Italia prima. Ricordo i dirigenti che erano venuti a prendermi e alcuni tifosi. Mi avevano dato il loro benvenuto con un calore travolgente. È un calore che mi ha stregato e che mi ha accompagnato in questi tre anni. Tre anni davvero belli per me e la mia famiglia, siamo stati trattati come fossimo sempre stati a Sassari. La città e l’isola, che ho avuto modo di visitare in seguito, sono speciali per me”.

Il rapporto col pubblico è stato molto forte sin dall’inizio. I sassaresi l’hanno adottato, hanno coniato un soprannome per lui, l’hanno fatto diventare un idolo. Cosa l’ha colpito di più dei tifosi sardi? “Direi il supporto alla squadra. Perfino nei momenti più duri e tristi per noi, la gente ci supportava. E questo supporto ci ha permesso di arrivare dove siamo arrivati. Secondo me, che ho girato parecchi palazzetti, sono il miglior pubblico d’Italia. Penso che questo derivi anche dalla società, penso che Stefano stia facendo un lavoro eccezionale. Noi adesso abbiamo una club house dove facciamo il terzo tempo e ci rilassiamo, abbiamo degli store della Dinamo in giro per la Sardegna. Questo permette al nostro pubblico di starci vicino. Penso che ogni anno la Dinamo diventerà sempre più grande e migliore”.

C’è qualcuno a cui intende dire grazie per questi tre anni, alimentando forse un po’ di malinconia. Apre le labbra in un sorrisone ed inizia a contare con le dita: “Vorrei dire grazie a tutti i fans sardi. Questa terra è unica e speciale, mi sono fatto un sacco di amici a cui voglio bene. Credo che la Sardegna sia una terra nata con sentimento, il sentimento più forte ci possa essere. Sono felice di esser capitato proprio qui e di aver avuto la possibilità di conoscere tante persone speciali; vorrei dire grazie a Stefano, a Meo per avermi sopportato tutto questo tempo – nonostante le nostre discussioni, gli voglio un gran bene – e allo staff che ha lavorato con lui; grazie ai miei compagni di squadra, a mio cugino Drake per avermi seguito. E grazie a Manuel (Vanuzzo, ndr), Brian (Sacchetti), Jack (Devecchi) e Mauro (Pinton) per avermi trattato nel migliore dei modi e avermi fatto capire come utilizzare il mio gioco in Italia”.

Ultimo un pensiero per i tifosi sardi, un messaggio con cui salutarli sperando sia un arrivederci a settembre e non un addio. “Grazie per il vostro supporto. Siete fantastici. E poi che cercherò sempre di giocare al meglio in modo che tutti voi continuiate a tifarmi e supportarmi. Forza Dinamo!

Simone Spada

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