È più che mai sprofondo rossoblù. Il Cagliari è oggi una squadra di fantasmi in pantaloncini e maglietta che corrono dietro a un pallone sempre mai prenderlo e giocarlo in maniera decente. Il 4-0 rimediato con la Roma è solo la conferma della debolezza di un organico che nella sua inadeguatezza sta coinvolgendo anche l’allenatore Claudio Ranieri, un tecnico che dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto e che invece sta scivolando anche lui nella conclamata impotenza generale di una squadra pessimamente allestita per un campionato difficile come la serie A. Diciamolo apertamente: ci dispiace molto per sir Claudio e per quello che rappresenta, ma anche lui ha perso qualche coordinata e rischia la deriva senza sapere a chi e cosa appigliarsi per raddrizzare la barca che affonda.
A Roma il suo Cagliari e lui stesso hanno fatto una figura davvero barbina, perfino umiliante per come è venuta. All’Olimpico si è rivista la squadra di sempre, perdente di trasferta: timida, remissiva, soccombente, sconclusionata, senza coraggio e carattere. Inutile girarci attorno offrendo attenuanti e alibi di facciata: il Cagliari è questo e lo sarà fino al termine del campionato. Conto i giallorossi romanisti è sembrato rassegnato anche Ranieri. Ha schierato nuovamente il difensivo 3-5-2, che i rossoblù hanno sempre dimostrato di mal digerire, con l’intento di non prendere gol nella fase iniziale e rimanere in partita fino al primo tempo per poi giocarsi tutto nel secondo. Voleva bloccare la Roma nella sua forza d’urto per vie centrali, ma l’intenzione è andata a farsi benedire già al secondo minuto di gioco con il solito gol da polli incassato dalla difesa e raddoppio facile facile dei giallorossi arrivato al 23esimo. Fra Cagliari e Roma non c’è mai stata storia e il 4 a 0 finale è lo specchio di quello che è avvenuto in campo. Anche la presenza del nuovo acquisto Yerry Mina al centro della difesa non è bastato a cambiare le carte in tavola nel reparto arretrato rossoblù. Del resto non si può pretendere che il povero Scuffet tenga la porta inviolata quando si hanno compagni di reparto come Zappa, Obert,
Azzi, nella interdizione a centro campo figurine evanescenti come Nandez (ennesima partita insufficiente), Prati e Makoumbou. In queste situazioni, il gol prima o poi ci scappa, e spesso più d’uno. Fra andata e ritorno, la Roma ha rifilato al Cagliari ben 8 reti, una enormità. L’insufficienza stavolta la merita anche Ranieri per le sue scelte iniziali (le meno peggio), il ricorso a un modulo (3-5-2) che non trova applicazione felice fra i rossoblù, la rinuncia a essere propositivi e, infine, il tardivo tentativo di dare una scossa con le sostituzioni effettuate solo sullo 0-4 e giochi già fatti. Però è giusto mettersi nei suoi panni: la panchina rossoblù offre alternative capaci di capovolgere le situazioni? No, se si esclude Luvumbo che da cavallo pazzo com’è può anche spezzare la partita, come ha fatto altre volte in casa. Ma non è detto che sia sempre così. Oltre alla povertà dell’organico, adesso comincia a creare qualche seria preoccupazione la mancanza di reattività della squadra. Con la Roma i rossoblù sono stati molli e rassegnati. Mai ringhiosi, come ha spiegato poi Ranieri a fine gara. “Serve tirar fuori gli attributi”, ha aggiunto il mister cagliaritano. Sa benissimo che se al Cagliari manca anche la forza della disperazione, si riducono in maniera esponenziale le chance di salvezza. Occorre subito un repentino cambio di marcia e di mentalità. In questo dovrà essere primo artefice proprio Ranieri dato che dal mercato di gennaio non sono arrivati i giocatori che sarebbero serviti per puntellare un organico decisamente insufficiente in ogni suo settore. Gli errori dell’estate continueranno a pesare, per compensarli non serviranno una, ma tre marce in più per far correre la macchina rossoblù. Diversamente saranno dolori e umiliazioni.
Luciano Onnis